Secondo quanto riportato alcuni giorni fa dal Washington Post, alcuni ferrovieri bielorussi, avrebbero sabotato le ferrovie del Paese per fermare l'avanzata dell'esercito russo in Ucraina.
Dall’aggressione della Russia all’Ucraina infatti, una rete clandestina di ferrovieri, ma anche hacker e membri delle forze di sicurezza dissidenti, ha sabotato quasi quotidianamente i binari che portano verso il territorio ucraino, in modo da bloccare i convogli carichi di armi, attrezzature e scorte alimentari che il governo di Lukashenko ha deciso di assicurare all’esercito dell'alleato russo (Ferrovie: I ferrovieri bielorussi hanno contribuito a frenare l'avanzata russa in Ucraina).
L’iniziativa ha messo in seria difficoltà la catena degli approvvigionamenti russi tanto che il capo delle Ferrovie ucraine, Alexander Kamyshin, ha espresso gratitudine per quanto fatto dai dissidenti bielorussi, “gente onesta e coraggiosa, che ci ha aiutato”.
Le autorità del Paese guidato da Lukashenko hanno risposto compiendo arresti definiti “casuali” dalle fonti di stampa internazionali. Sempre secondo quanto riferito dal Washington Post "gli impiegati delle Ferrovie sono stati arrestati a caso e i loro smartphone perquisiti, alla ricerca di comunicazioni con la rete di dissidenti". Attualmente "undici persone sono in custodia".
Ora il Governo di Minsk prende provvedimenti e con una riforma del codice penale approvata in settimana dal parlamento, che ora attende la ratifica del presidente della Repubblica, punta a introdurre la pena di morte per chi sabota i treni che trasportano armi russe.
La conferma arriva anche dall'organizzazione per i diritti umani Viasna, che sul proprio sito web ha chiarito che il contenuto del testo di legge non sarebbe stato reso pubblico. La riforma è giunta dopo che qualche giorno fa il ministero dell’Interno ha sancito che sabotare le ferrovie statali “è un atto di terrorismo” e può costare fino a vent’anni di prigione. Tale provvedimento, approvato dal parlamento bielorusso potrebbe quindi far scattare la pena di morte anche per le undici persone già arrestate.
