Come abbiamo più volte sottolineato, la ferrovia sta svolgendo un ruolo fondamentale nella guerra scatenata dai russi all'Ucraina.
Questa volta però arriva una notizia piuttosto singolare.
All'inizio del conflitto, l'esercito russo ha tentato di stringere in una morsa la città di Kiev, anche grazie all'aiuto che sarebbe dovuto arrivare da un convoglio proveniente dalla Bielorussia e pronto a cingere d'assalto la capitale ucraina.
Il tentativo alla fine è andato fallito e anche se non è ancora del tutto chiaro se questo è avvenuto per incapacità russa o per la impressionante e tenace resistenza ucraina, a quanto pare un ruolo importante l'ha giocato una resistenza proveniente dalla Bielorussia.
Come risaputo, il Paese guidato da Alexander Lukashenko è un noto alleato russo, ma quello che finora era poco noto è che i ferrovieri bielorussi hanno ostacolato la logistica della guerra.
La notizia è stata data due giorni fa dal Washington Post, secondo il quale a partire dai primi giorni dell'invasione, una rete clandestina di ferrovieri, hacker e forze di sicurezza dissidenti è entrata in azione per disabilitare o interrompere i collegamenti ferroviari che collegano la Russia all'Ucraina attraverso la Bielorussia, creando grossi problemi alle linee di rifornimento russe.
I ferrovieri-sabotatori bielorussi si sono guadagnati i ringraziamenti del capo delle ferrovie ucraine, Alexander Kamyshin: "Sono persone coraggiose e oneste che ci hanno aiutato", ha detto.
Dall'inizio dell'invasione russa, alcuni lavoratori clandestini delle ferrovie bielorusse hanno sabotato segnali e circuiti di binario lungo le ferrovie del paese, come riportato dal sito di informazione zerkalio.io, citando il canale Telegram “Community of Railway Workers in Belarus.”
Inoltre, alcuni hacker hanno lanciato attacchi informatici ai sistemi di controllo e gestione del traffico.
Da quel momento, ci sono state segnalazioni quasi quotidiane di nuovi attacchi, come pubblicato dal servizio in lingua russa di Deutsche Welle: il 14 marzo sono andate fuori servizio le linee sulla sezione Damanava-Liasnaya e il 16 marzo sulla sezione Farynava-Zahatstse.
Il giorno successivo, "autori sconosciuti" hanno rubato sei trasformatori nella stazione di Vorsha-Tsentralnaya, il che ha causato un'interruzione di quasi sei ore degli impianti di segnalamento.
Secondo il canale Telegram dei ferrovieri bielorussi, due centraline sono stati bruciate la notte del 25 marzo vicino a Barysau. E la notte del 28 marzo, secondo il ministero bielorusso per le situazioni di emergenza, altre due centraline sono state date alle fiamme sulla linea Asipovichy-Viareitsy.
Dopo questi atti di sabotaggio, diverse persone sono state arrestate dalla polizia bielorussa e dai servizi segreti.
Secondo il sito zerkalio.io, al 31 marzo, 40 lavoratori delle ferrovie sono stati arrestati, e dovranno affrontare accuse di "atti terroristici" e "appartenenza a un'organizzazione estremista", rischiando pene detentive fino a 15 anni.
Ora, membri armati dei servizi di sicurezza statali e dell'esercito bielorusso stanno pattugliando le linee ferroviarie e i loro punti chiave, ma la "guerra dei ferrovieri" sembra proseguire.
Il sabotaggio e gli attacchi informatici hanno fatto sì che i treni e gli scambi ora possano essere azionati solo manualmente, il che limita il traffico ferroviario a 15-20 chilometri all'ora. Per giorni e giorni, il movimento dei treni è rimasto paralizzato, costringendo i russi a tentare di rifornire le loro truppe su strada e contribuendo al blocco del famigerato convoglio militare posto a nord di Kiev.
Come riportato dal Washington Post, secondo Emily Ferris, ricercatrice presso il Royal United Services Institute di Londra, quanto del caos possa essere attribuito al sabotaggio e quanto alla scarsa pianificazione logistica da parte dei russi è difficile da dire, soprattutto perché non ci sono media indipendenti che riportano notizie dalla Bielorussia. Ma senza un controllo informatico, i treni sono stati costretti a rallentare e alla marcia a vista e il numero dei viaggi sui binari è stato severamente limitato, ha proseguito Ferris.
Gli attacchi hanno anche permesso alle truppe ucraine di guadagnare tempo per formulare una risposta efficace all'invasione russa, ha detto l'attivista e sindacalista bielorusso Yury Ravavoi, fuggito in Polonia sotto minaccia di arresto durante le proteste antigovernative avvenute in Bielorussia nel 2020.
"Non posso dire che siano stati il fattore più importante, ma sono un importante tassello nell'ingranaggio" ha concluso Ravavoi.
L'articolo integrale su RaiNews.