La prescrizione presto potrebbe mettere fine alla vicenda giudiziaria sulle cosiddette "carrozze d'oro", quelle che le Ferrovie Sud Est avrebbero acquistato, rivenduto e riacquistato pagandole 22 milioni di euro.

Potrebbe finire così il prossimo 22 novembre - secondo quanto riporta la Repubblica - il processo per cui alcuni indagati erano accusati di truffa nei confronti della Regione Puglia assieme a Ferrovie Sud Est, che nel processo compare pure come responsabile civile. 

"La storia è nota e complicata - prosegue il quotidiano - come hanno dimostrato le indagini condotte una decina di anni fa dalla Guardia di Finanza. In quelle indagini, la parola chiave fu revamping, ovvero "ristrutturazione generale", perché quello sarebbe stato il principio a cui si era ispirata la società, che all'epoca era quella di trasporti privati più grande d'Italia.

L'inchiesta era partita dalle segnalazioni di viaggiatori salentini che evidenziavano la situazione fatiscente dei treni che viaggiavano nella loro zona.

Scavando, si era scoperto che FSE aveva invece ottenuto per anni milioni da parte del ministero dei Trasporti (che ne era socio unico) e della Regione.

Una grossa parte di quei fondi - appunto 22 milioni di euro - furono spesi per l'acquisto di vetture, che secondo gli inquirenti erano costate fino a quattro volte in più del prezzo reale.

Il motivo era la ristrutturazione, perché all'inizio Sud Est avrebbe acquistato da due società tedesche 25 carrozze passeggeri dismesse (pagandole 37 mila 500 euro ciascuna, per un totale di 912 mila euro).

Successivamente la stessa società barese ha venduto le 25 carrozze a una società polacca incaricata di eseguire interventi di ristrutturazione al prezzo di 280 mila euro ciascuna per un ricavo di 7 milioni.

Infine, FSE ha riacquistato per 22 milioni e mezzo dalla società polacca le 25 carrozze revampizzate. Secondo l'accusa, quindi, la ristrutturazione sarebbe costata 20 volte in più del prezzo iniziale.

Nessuna forzatura ma una ristrutturazione "legittima, al punto da essere convalidata dalla competente commissione ministeriale", ha detto l'avvocato Federico Massa, che difende uno degli indagati.

I difensori degli altri indagati hanno rimarcato come i periti di parte abbiano certificato che "l'operazione era stata fatta a prezzi di mercato".

L'avvocato Michele Laforgia ha chiesto l'assoluzione della società perché l'istruttoria ha dimostrato che non aveva alcun ruolo in quell'operazione".

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