Si torna oggi nell’aula bunker del carcere di Trani, per il processo sul disastro ferroviario del 12 luglio 2016 tra Andria e Corato.

Nell'ultima udienza il pm ha ripercorso in modo chiaro e dettagliato cosa sia accaduto quel giorno sulla tratta ferroviaria della Bari Nord. "La causa materiale del disastro è un errore nel distanziamento. I treni sono stati mandati a memoria, ecco perché si sono scontrati", ha spiegato il pm in uno dei suoi passaggi più importanti.

Nel corso della lunga requisitoria nella scorsa udienza, durata sei ore, il pubblico ministero ha diffusamente parlato delle cause di primo e di secondo livello per l’avvenuto disastro. Si è parlato di sicurezza, di violazione dei regolamenti, di stress dei dipendenti e della parziale formazione.

E’ stato ribadito anche il concetto di “ridondanza umana” nel sistema ferroviario che prevede solo il blocco telefonico come controllo di sicurezza ed il mancato utilizzo della tecnologia. L’accusa ha anche sottolineato i tanti "errori" in fase di applicazione dei regolamenti in particolare nella sistematica compilazione anticipata dei dispacci e la partenza precedente al treno normale di un treno supplementare, una situazione che si era già ripetuta circa 150 volte prima dell’incidente nel corso di pochi anni. Sino ad arrivare all’analisi dei tanti pericolati.

Il pubblico ministero ha sottolineato che vi era "un fallimento sistemico del sistema di organizzazione della impresa ferroviaria". Ed in questo contesto la Ferrotramviaria non avrebbe adottato, hanno spiegato dall’accusa, "ulteriori misure mitigative per aumentare il livello di attenzione degli operatori ed evitare, quindi, che compissero degli errori".

Tra le altre cose c’è la tecnologia del blocco conta assi che, se installata sulla tratta, avrebbe certamente evitato il disastro. Un excursus sulle accuse da cui si ripartirà oggi in cui i due pubblici ministeri, parleranno anche degli organi di vigilanza. Poi spazio alle parti civili e successivamente alle difese.

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