Una premessa è d'obbligo, in questa vicenda non hanno responsabilità né RFI né Trenitalia.

Dato questo per postulato, quello che sta accadendo lungo la ferrovia che collega Roma a Pescara ha raggiunto livelli difficilmente accettabili.

Come abbiamo già avuto modo di raccontare nelle nostre news, la linea è interrotta tra Sulmona e Avezzano "per un inconveniente tecnico alla linea elettrica causato dal fornitore esterno di energia".

Il problema è che questa interruzione va avanti dal 24 luglio, detto in altre parole da oltre 40 giorni.

Da allora, ogni giorno, Trenitalia riprogramma il traffico, pubblicando in anticipo i provvedimenti dei giorni successivi.

Sul comportamento della compagnia nulla da eccepire, quello che è difficile da comprendere è come mai dopo più di 40 giorni il problema non sia ancora stato risolto e, di più, come sia possibile che ad oggi non sia stata resa nota nemmeno una vaga data per il ritorno alla normalità.

Il problema - almeno stando a quanto si legge sui giornali locali, visto che sull'intera vicenda non c'è molta chiarezza - sarebbe da attribuirsi a un guasto a un trasformatore nella sottostazione di Anversa, che sembrerebbe dover essere spedito a Bologna per la riparazione.

Ma nella ottava potenza economica mondiale quanto ci vuole per inviare un trasformatore a 400 km, ripararlo e farlo tornare indietro?

Con questo lento incedere anche nella risoluzione di una problematica, per quanto "importante", la Roma - Pescara, una delle poche linee che collega il Tirreno con l'Adriatico e che potenzialmente potrebbe avere un bacino di migliaia di passeggeri al giorno, sembra essere ancora una volta considerata alla stregua di una qualsiasi linea secondaria.

Perché, siamo onesti, se il tutto fosse accaduto su una linea più altisonante, dubitiamo che i tempi sarebbero stati gli stessi o non si sarebbe trovata una soluzione tampone più brillante anche in piena estate.

Con questa ennesima problematica, che anche se c'è stato agosto di mezzo si sta faticando troppo a risolvere, il semaforo diventa inoltre ancora più verde per tutte le compagnie di autobus che ogni giorno fanno avanti e indietro sulla A25 venendo inevitabilmente preferite dall'utenza che deve muoversi tra le due città estreme o tra quelle di mezzo.

E del resto è difficile che possa accadere qualcosa di diverso.
Già i tempi di percorrenza, anche in situazioni normali, sono molto inferiori con l'autobus rispetto al treno, se poi per risolvere un guasto, per quanto importante possa essere, sono necessari mesi, la sfida con i mezzi su gomma viene persa in partenza.

Perché non basta la buona volontà di Trenitalia di utilizzare in parte mezzi Diesel e di prevedere, come nel caso odierno, il doppio cambio nelle stazioni di Sulmona e di Avezzano. Una volta che la fiducia sulla modalità di trasporto viene meno, è poi difficile se non impossibile riconquistarla.

Un peccato mortale ripensando a quando questa linea era percorsa dagli ETR 220 o dalle composizioni con E.656 e vetture Gran Confort che veramente davano filo da torcere ai bus quantomeno in termini di confort e puntualità.

Il solo lato positivo di questa vicenda, sperando si risolva in tempi brevi, è che speriamo possa essere di monito a tutti quei comuni dislocati lungo il percorso che stanno avanzando mille critiche al progetto di rinnovamento della tratta rischiando di farlo saltare.

Il futuro della Roma - Pescara si scrive adesso.

È il momento di decidere se avanzare insieme sacrificando tutti qualcosa per farla diventare una trasversale degna di questo nome o lasciarla come è adesso, quando per un guasto a un trasformatore il servizio va avanti a singhiozzo per mesi.  

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