Quella su Trieste, per Italo, è una scommessa vinta.

Poco più di un anno fa - scrive Il Piccolo nella sua edizione odierna - Italo partiva da Trieste con i col­legamenti su Roma e Napoli.

Al primo bilancio, con oltre 60mila passeggeri trasportati nei primi dodici mesi di attivi­tà, la società, per bocca del direttore commerciale Fabrizio Bona, promuove l’investimento: «Siamo molto soddisfatti: conoscevamo lo storico isola­mento trasportistico del Friuli Venezia Giulia, ma anche il po­tenziale del territorio. E ne ab­biamo avuto conferma».

Italo offre attualmente due collegamen­ti giornalieri con la città con par­tenza da Trieste alle 8.06 e ar­rivo a Roma alle 14.05 e a Na­poli alle 15.28 e ritorno con partenza da Napoli alle 13.35, arrivo a Ro­ma alle 14.55 e alle 20.56 a Trieste. All'interno del Friuli Venezia Giulia le fermate sono a Monfalcone e Latisana, mentre in Veneto i treni bordeaux della compagnia si fermano a Portogruaro, San Donà, Mestre e Pado­va, mentre oltre si toccano Ferrara, Bo­logna e Firenze.

Piccolo "neo", manca la fer­mata a Ronchi dei Legionari, quella del polo intermodale che connette a Trieste Airport, ma Bona chiarisce subito che «è in corso di valutazione».

Questo anche perché, come reso noto anche sulle nostre pagine, dallo scorso 21 luglio Italo ha aggiunto nuove soluzioni di viaggio, grazie alla combina­zione dei propri servizi con i collegamenti su gomma a lunga percorrenza di Itabus e quelli ferroviari re­gionali di Trenitalia.

Una sor­ta di “biglietto unico” che - prosegue Il Piccolo - an­che il presidente di Trieste Airport, Antonio Marano, pensan­do appunto alla fermata a Ronchi, interpreta come una buona notizia: «Siamo convin­ti di poter offrire a Italo le mi­gliori condizioni per la loro operatività sul territorio. Co­me polo intermodale ci candi­diamo dunque a essere punto di riferimento per la mobilità delle persone in Fvg».

Per quanto riguarda l'utenza, i numeri del primo anno di Italo vedono procedere di pari passo segmento business e leisure. «Nei mesi invernali - osserva Bona - le presenze sono legate a de­stinazioni di lavoro».

Per quanto riguarda invece il turismo, «la destinazione Napoli è più con­nessa a quel tipo di esigenza e i numeri, anche in questo ca­so, ci stanno dando ragione: tenendo conto non solo di Trieste, ma anche di Monfal­cone e Latisana, le prenotazio­ni dell’estate hanno toccato sin qui quota 15mila, ma ci aspettiamo di salire a 25-30mila a fine stagione».

Il tutto senza dimenticare che se il Covid dà una tregua la compagnia punta a 100 mila presenze per il secondo anno di esercizio.

Quella che è anche sicura è la convenienza rispetto all'aereo che vive attualmente una fase delicata.

«Guardiamo con estrema attenzione al rappor­to qualità prezzo - conclude Bona -, quel­lo che ci interessa è soprattut­to aumentare il bacino di per­sone che scelgono il treno per viaggiare. Chi lo fa poi difficil­mente torna indietro. Nel ca­so del collegamento triestino abbiamo poi anche il valore aggiunto di fermate come Bo­logna e Firenze che in aereo non si possono raggiungere».

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