Parafrasando Ennio Flaiano, la situazione della ferrovia Jonica è grave ma non seria.
Nei giorni scorsi ci siamo presi la briga di andare a vedere come procedono i lavori di elettrificazione della linea che arranca lungo la costa est calabrese e tornati diverse centinaia di chilometri più a nord possiamo tirare mestamente le somme.
Per appurare lo stato di avanzamento abbiamo deciso di fare base nella zona di Catanzaro Lido, con l'obiettivo poi di risalire la tratta fino a Sibari.
La situazione che abbiamo trovato, ve lo diciamo subito, non è delle più entusiasmanti, e questo per usare un blando eufemismo.
Quello che balza subito agli occhi è la presenza dei pali della linea aerea lungo tutta la tratta, con alcune sporadiche eccezioni come all'interno delle stazioni o in prossimità di esse.
Se i pali ci sono, tuttavia, ancora non c'è parso di vedere minima traccia di mensole e ovviamente men che meno di linea aerea.
La cosa più preoccupante, tuttavia, non è nemmeno questa, quanto che lungo tutto il tragitto non abbiamo avuto la possibilità di osservare praticamente alcun cantiere “in fermento” lungo i binari per rendere questa linea degna di essere definita tale.
Ci sta che nei giorni specifici poteva esserci una pausa dalle operazioni, ma l'impressione era quella di un “disimpegno” temporaneo pressoché totale.
Se la situazione infrastrutturale è quantomeno “complicata”, non migliore è quella dell'esercizio.
Almeno nei giorni in cui siamo stati in zona noi, i regionali erano tutti appannaggio delle ormai anziane ALn 663 mentre come noto gli Intercity Giorno tra Taranto e Reggio Calabria erano effettuati dalle coeve D.445.
Tralasciando per un momento il discorso dell'età dei mezzi, che nel breve periodo dovrebbe essere abbassata con l'arrivo dei “Blues” di Trenitalia, quel che più ci ha lasciati interdetti sono da un lato le periodicità e dall'altro la puntualità.
Anche se c'erano quasi 40 gradi e i turisti affollavano le spiagge, infatti, nei giorni festivi il servizio era praticamente prossimo allo zero, con l'impossibilità o quasi di spostarsi facilmente da un paese all'altro via treno.
Tanto nei giorni feriali quanto in quelli festivi, poi, i convogli hanno maturato spesso ritardi anche importanti, dai 10 ai 40 minuti, inclusi gli Intercity. Peraltro, essendo alcuni regionali sostanzialmente “a spola”, il ritardo di uno ha provocato a cascata anche quello degli altri ripercuotendosi nel corso della intera giornata.
Per farla breve, il servizio regionale, in questa maniera, ci è sembrato quasi privo di senso, con treni sostanzialmente mezzi vuoti, probabilmente essendo valutati dall'utenza inaffidabili o inutilizzabili.
Per contro, come se non bastasse, il servizio Intercity ci è suonato ormai terribilmente anacronistico con alcune situazioni - senz'altro sfortunate - al limite del grottesco, come la mattina in cui l'IC 564 partito da 17 minuti da Reggio Calabria, si è guastato a Malito Porto Salvo costringendo i viaggiatori a raggiungere Taranto con due regionali e un autobus...
Rimanendo in tema di Intercity, da assidui frequentatori di questa linea negli anni '90, impossibile non notare poi il crollo verticale dei collegamenti extra regionali.
Allora erano presenti infatti servizi efficaci come l'Intercity “Velia” o il “Crati” coadiuvati “persino” da alcuni notturni, mentre oggi ci si deve accontentare di uno “spompato” collegamento tra Taranto e Reggio Calabria che visti i tempi di percorrenza è riduttivo definire poco competitivo.
Se tutto questo non fosse già sufficiente, il colpo di grazia alle già poche potenzialità attuali di questa linea lo danno le ex stazioni, lasciate in maniera a dir poco fatiscente (Sellia Marina, Simeri Crichi, Roccabernarda, ecc…), la vegetazione ai lati dei binari che in alcune sezioni ha i tratti della savana ma anche i passaggi a livello che in qualche caso ci hanno costretto ad attese anche di 10 minuti prima di lasciarci attraversare i binari.
Una situazione che non può che definirsi complicata laddove non tragica, che deve essere migliorata nel minor tempo possibile come da troppo chiesto dalla società civile del posto.
Perché, senza piaggeria, la bellezza delle località attraversate e l'ospitalità dei loro abitanti meritano un servizio decisamente diverso.