La Slm Fast Confsal torna a parlare della riapertura della linea ferroviaria Pinzano-Casarsa, chiusa nel 1967.
“Il suo sedime – precisa Christian Bellini, responsabile per la mobilità ferroviaria e per le ferrovie turistiche storiche del sindacato - è stato acquistato dalla regione Friuli Venezia Giulia, che vuole convertire la tratta in una pista ciclabile, eliminando in questo modo la possibilità di sviluppare collegamenti molto importanti con Trieste e il Veneto (Venezia, Treviso e Padova), toccando Pinzano, Spilimbergo, Casarsa, San Vito e Portogruaro”.
“Non dimentichiamo che la linea svolgerebbe un importante ruolo a livello di mobilità locale per lo spostamento dei pendolari che quotidianamente usano l’autobus o la propria auto. Il servizio ferroviario, invece, rappresenterebbe la soluzione ottimale in termini di mobilità, visto che bisogna potenziare l’intermodalità, mentre il bus collegherebbe le varie stazioni con le località non servite dal treno”, prosegue la Slm Fast Confsal.
“Ricordo che in passato era stato presentato un progetto di ripristino come servizio commerciale che, purtroppo, è rimasto in un cassetto per mancata volontà politica. Il progetto potrebbe essere ripreso per valutare la sua fattibilità ed essere così il punto iniziale di discussione su come riattivare questo fondamentale collegamento. Non dimentichiamo che la Pinzano-Casarsa è in simbiosi con la Sacile-Gemona, anzi in origine è nata come collegamento da Casarsa a Germona”.
“Ricordo che nell’ultimo incontro fra Rfi e l’assessore Pizzimonti è stata decisa l’apertura totale della Sacile-Gemona entro il 2023, in due step: il primo sarà entro il 2022 con l’arrivo a Pinzano, il secondo l’anno dopo a Gemona. Un’altra cosa molto importante è il ritorno del treno storico lungo questa bellissima tratta che, causa pandemia, era stato sospeso”.
“Di fronte a questi accordi importanti e lodevoli, com’è possibile sostituire il binario per realizzare una pista ciclabile sulla Pinzano-Casarsa? Altra cosa importante è la questione turistica. La Sacile-Gemona, ferrovia turistica inserita nella legge 128/2017, fa parte anche di “Binari senza tempo” di Fondazione Fs, quindi si può immaginare come la Pinzano-Casarsa, assieme alla Sacile-Gemona, sono da considerarsi parte integrante per sviluppare servizi turistici e se la politica regionale avesse la buona volontà di guardare in avanti nello sviluppo della mobilità e del turismo potrebbe richiedere per la Pinzano-Casarsa il suo inserimento nella lista delle ferrovie turistiche.
Sottolineo che Fondazione Fs ha dichiarato nell’ultimo convegno che ho partecipato a Trento, organizzato dall’associazione Transdolomites, ‘2021 Anno europeo delle ferrovie – Turismo, Pnrr ed European Green Deal: il treno come risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile’ la volontà di mettere in composizione ai treni storici dal 2022 il bagagliaio per trasporto delle biciclette, così gli amanti delle due ruote, quando arrivano alla loro destinazione, scendono dal treno e partono nelle varie ciclabili per scoprire luoghi e bellezze naturali, viceversa al ritorno possono rientrare in treno, oppure fare un’andata in treno e un ritorno nelle due ruote, sviluppando in questo modo la formula treno+bici”.
“Per fare alcuni esempi recenti, la regione Marche ha avviato un colloquio con Fondazione FS e assieme a RFI ha riaperto la Pergola-Fabriano, come ferrovia turistica e i treni storici organizzati hanno avuto un enorme successo. Nel giro di poco i posti sono stati prenotati, quando qualche amministratore locale voleva la pista ciclabile al posto delle ferrovia: a oggi ci sono anche le premesse per una riapertura al servizio commerciale. A fine novembre è stara riaperta totalmente la Alessandria-Cavallermaggiore, dopo 11 anni è stato sistemato il tratto mancate Alba-Neive”, continua il sindacato.
“Premetto che non sono contrario alle piste ciclabili, anzi la ciclabile in questione si potrebbe realizzare sempre da Pinzano a Casarsa seguendo un altro itinerario: avendo dei punti di interconnessione con le stazioni, sviluppando l’integrazione treno+bici, quindi la mobilità dolce e le ricadute positive sui territori attraversati in termini economici, sociali e culturali, se poi aggiungiamo il treno storico le ricadute positive aumentano in maniera esponenziale”.
“Non dobbiamo ripetere gli errori del passato perché perdere un’infrastruttura ferroviaria significa isolamento per le aree interne: non dobbiamo smantellare ciò che i nostri predecessori hanno costruito per sviluppare il nostro Paese. Molte linee chiuse o smantellate oggi, sarebbero delle valide soluzioni per la mobilità delle persone, per il trasporto delle merci, oltre a servizi turistici perché attraversano paesaggi e ambienti di straordinaria bellezza e sviluppano quell’economia locale che permette di far vivere meglio le persone nei loro territori, nella loro vita quotidiana e nelle loro attività”, conclude Bellini per Slm Fast Confsal.