Siamo nel 1961 e l'Italia sta entrando nel pieno del boom economico.
Sono anni felici dopo quelli particolarmente bui della Seconda Guerra Mondiale e il Paese si lancia con ottimismo verso nuove sfide, sia su strada che su rotaia.
Proprio per una ipotetica "sfida" tra i due modi di viaggiare, la prestigiosa rivista Quattroruote diretta da Gianni Mazzocchi promuove l’iniziativa di una gara tra il treno più veloce dell'epoca e una delle vetture già iconiche proprio del boom economico.
I loro rispettivi nomi, noti reciprocamente, sono "Il Settebello" e la "Giulietta Spider".
La sfida è tra Milano e Roma, con la l’Alfa Giulietta Spider che prende il via da Piazza Duomo, nel capoluogo lombardo.
Alla guida c'è Consalvo Sanesi, uno dei collaudatori dell’Alfa Romeo che ha anche partecipato ad alcuni Gran Premi di Formula 1 con l’Alfetta coadiuvato dal cronometrista Teichmann.
Alle 17 in punto di venerdì 10 marzo il notaio Roberto Manfredini appone il sigillo di controllo al piantone della Giulietta e poco dopo l'allora direttore di Quattroruote ricorda a Senesi di non prendere multe, pena la squalifica.
Il codice della strada, detto in altra maniera, va rispettato.
Alle 17.15 la gara ha quindi inizio.
Va detto che Il Settebello non parte subito.
Mazzocchi e Manfredini salgono infatti su un taxi che li porta a Milano Centrale, quindi una parte della sfida del treno... viene percorsa in automobile (!).
Il traguardo è la redazione di Quattroruote, in Via Veneto, 108 a Roma.
Sanesi percorse a tutta velocità l’Autostrada A1 che all’epoca terminava a Firenze, proseguendo poi sulle strade statali.
Durante il tragitto rimedia una foratura e commette un errore di percorso.
Nonostante questo il pilota toscano raggiunge Via Vittorio Veneto a Roma 5 ore e 59 minuti dopo la sua partenza.
Il Settebello, che non effettua fermate lungo il tragitto, arriva invece alla stazione Termini 38 minuti dopo, probabilmente in larga parte dovuti al taxi preso per raggiungere la stazione.
Chi ha letto finora il racconto e conosce le ferrovie sa bene che questa "sconfitta" dell'Elettrotreno Rapido, in realtà, ha poco significato.
Se è infatti vero che nel 1961 l'A1 terminava a Firenze, è anche vero che nello stesso anno non c'era neanche un singolo chilometro di linea ad alta velocità.
A differenza della Giulietta, quindi, Il Settebello ha dovuto condividere i binari con tutti gli altri rotabili, dai lenti regionali ai lentissimi merci, sostanzialmente senza alcuna possibilità di superarli.
Va detto a tal proposito che anche le cronache del tempo, più che enfatizzare la vittoria dell'auto la decantano come il canto del cigno.
Il Paese si appresta infatti a costruire grandi opere (il progetto della Direttissima Roma - Firenze viene approvato e finanziato nel 1968 anche se la sua costruzione inizia solo nel 1977 e termina nel 1992) ed è chiaro che sulla lunga distanza temporale per le auto non ci sarà più scampo nei confronti del treno.
La storia, del resto, ha in seguito parlato chiaramente.
Se oggi si facesse la stessa sfida il treno arriverebbe ore prima dell'auto, non minuti.
E del resto già allora un articolo di giornale parlò di "vittoria offuscata" visto che persino direttore dell'epoca di Quattroruote la sfida preferì giocarla non in macchina ma in treno, quasi capendo quale sarebbe stata in seguito l'antifona.
Quel che ci resta non è, quindi, la sfida in sé, quanto uno spaccato del nostro Paese oggi irripetibile.
Per la cronaca, nel 1958 Il Settebello copriva la distanza tra Milano Centrale e Roma Termini in 5 ore e 55 minuti effettuando anche sosta a Piacenza, Bologna e Firenze.