È il 2 agosto 1980 e l'orologio segna le 10:25. 

Nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, viene fatto esplodere e causa il crollo dell'ala Ovest dell'edificio.

La bomba è composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta «Compound B», potenziata da 18 kg di gelatinato (nitroglicerina a uso civile).

L'esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia, sistemata a circa 50 centimetri d'altezza su un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell'ala Ovest, allo scopo di aumentarne l'effetto: l'onda d'urto, insieme ai detriti provocati dallo scoppio, investe anche il treno Ancona-Chiasso, che al momento della deflagrazione si trovava in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina e il parcheggio dei taxi antistante l'edificio.

L'esplosione causa la morte di 85 persone e il ferimento o la mutilazione di oltre 200

La città reagisce con orgoglio e prontezza: molti cittadini, insieme ai viaggiatori presenti, prestano i primi soccorsi alle vittime e contribuiscono ad estrarre le persone sepolte dalle macerie.

Dopo l’esplosione, la corsia di destra dei viali di circonvallazione del centro storico di Bologna, adiacente la stazione, viene riservata alle ambulanze e ai mezzi di soccorso.

Dato il grande numero di feriti, non essendo tali mezzi sufficienti al loro trasporto verso gli ospedali cittadini, i vigili impiegano anche autobus, in particolare quello della linea 37, auto private e taxi.

L’autobus 37 divenne in seguito, insieme all’orologio fermo alle 10:25, uno dei simboli della strage.

Al fine di prestare le cure alle vittime dell'attentato, i medici e il personale ospedaliero fanno ritorno dalle ferie, così come i reparti, chiusi per le festività estive, vengono riaperti per consentire il ricovero di tutti i pazienti.

Per non dimenticare.

Foto di Beppe Briguglio, Patrizia Pulga, Medardo Pedrini, Marco Vaccari - http://www.stragi.it/index.php?pagina=associazione&par=archivio, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4490295

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