Il 24 maggio 1999 si disegna una delle pagine più terribili dello sport e della ferrovia in Italia.
L'antefatto
È un caldo pomeriggio primaverile quando si svolge l'ultima partita del campionato della Serie A di calcio tra il Piacenza e la Salernitana.
L'incontro finisce in pareggio, risultato che decreta la retrocessione in Serie B della squadra campana.
Alla fine della partita avvengono vari scontri tra tifoserie e calciatori e le forze dell'ordine devono intervenire per riportare la calma in campo e sugli spalti nonché per condurre i 1.500 tifosi della Salernitana fuori dallo stadio Garilli fino alla stazione di Piacenza, dove è stato predisposto il treno numero 1681 diretto a Salerno.
È un convoglio composto da 13 carrozze, lunghissimo ma non sufficiente per il numero di tifosi che deve accogliere, tanto che a Bologna saranno aggiunte altre 3 vetture.
Per la scorta sono previsti 12 agenti di polizia, decisamente troppo pochi per come si è messa la situazione.
All'interno delle vetture si scatenano subito disordini d'ogni genere tanto che il treno, previsto in partenza alle 20:04, riesce a lasciare Piacenza solo alle 23:00 circa.
Gli incidenti durante il viaggio
Durante il viaggio gli atti di vandalismo si moltiplicano.
Vengono scardinati e scaricati gli estintori, strappati i sedili e rotti i finestrini.
Il treno viene inoltre fermato spesso a causa dell'indebito azionamento del freno di emergenza.
Nella stazione di Bologna alcuni facinorosi assaltano il bar e poi si riforniscono di pietre che lanciano poi lungo il percorso causando danni a Grizzana Morandi, a Prato, a Firenze Campo di Marte e a Roma Tiburtina.
In questa stazione il convoglio ha una sosta tecnica, si tenta un intervento ma poi si decide di farlo ripartire quasi subito perché viene iniziata una fittissima sassaiola e alcuni facinorosi iniziano a scendere con l'intenzione di mettere a ferro e fuoco la stazione.
A Nocera Inferiore vengono lanciati sassi contro le abitazioni e i veicoli e, infine, all'interno della Galleria Santa Lucia scoppia un incendio nella quinta vettura che compone il convoglio.
L'idea folle dell'incendio
Alcuni facinorosi hanno pensato a un diversivo per non venire identificati all'arrivo.
L'idea è quella di far arrivare in stazione il treno in fiamme, di distrarre l'attenzione e di fuggire indisturbati. Questa versione in seguito sarà rivista con qualcosa di più raccapricciante che vedremo in seguito.
Intanto, però, qualcosa va storto.
Non viene considerato il gioco d'aria presente nella lunghissima galleria che in breve tempo con la velocità del treno fa crescere l'incendio a dismisura e con esso i fumi tossici.
Come se non bastasse qualcuno tira il freno di emergenza quando ancora il convoglio non ha raggiunto l'uscita.
I macchinisti riescono a tirare avanti fin quando possono mentre molti tifosi, per sfuggire al rogo che è diventato infernale, saltano giù dai finestrini ferendosi e mettendosi a correre.
Non tutti, però, riescono a sfuggire all'appuntamento col destino.
Nel dramma perdono la vita quattro giovanissimi tifosi della Salernitana che probabilmente vengono sopraffatti dai fumi tossici prima di essere definitivamente vinti dalle fiamme.
Le indagini porteranno all'arresto di tre persone con condanne da 8 mesi a 8 anni.
Da quel triste giorno vengono sospese a tempo indeterminato le trasferte organizzate con i treni speciali organizzati dalle Ferrovie dello Stato.
Quei dettagli raccapriccianti
A distanza di anni vengono puoi fuori alcuni dettagli raccapriccianti narrati dal sostituto procuratore che svolse le indagini.
Già a Bologna la situazione era drammatica. Nei pressi della città felsinea da una carrozza fu lanciato un estintore che ruppe il vetro del locomotore in transito sul binario opposto.
Avvertimenti ignorati perché "tutti mirarono a liberarsene (del treno, ndr) nel modo più veloce e indolore, come se fosse un problema al massimo da scaricare a chi veniva dopo".
Ignorati anche gli appelli degli agenti di Polizia a bordo che in seguito diranno "sembrava di stare in Cassandra Crossing. Abbiamo chiesto aiuto ma nessuno ci ha dato retta".
Per dare fuoco alla carrozza usarono "tutto quello che c’era e che trovarono. Carte, stracci, spugne, bandiere. Avevano estratto persino i rivestimenti e le imbottiture dei sedili, i poggiatesta. Tutto.".
Terribile anche il motivo del rogo, almeno secondo la versione di chi lo appiccò, non per eludere le identificazioni a Salerno ma "tanto per fare qualcosa".
Ma non è tutto. Dalle indagini risultò, infatti, che "il passaggio alla carrozza numero 5, quella che andò bruciata, fu bloccato dagli occupanti delle carrozza 4 e soprattutto della numero 6". Una trappola consapevole, insomma.
Un inferno sui binari, un inferno che Salerno a distanza di tanti anni ancora non dimentica.