Global Infrastructure Partners — il fondo Usa che ha acquisito NTV — starebbe valutando l’uscita dopo essere entrato come socio di maggioranza al 72% nel 2018 per 2 miliardi. 

L’exit, secondo indiscrezioni di Bloomberg rilanciate dal Corriere della Sera, potrebbe aggirarsi intorno ai 4 miliardi di euro.

Gip potrebbe iniziare a valutare l’interesse per Italo da parte di potenziali acquirenti nei prossimi mesi, qualora decidesse di procedere con la vendita, ma l’uscita potrebbe avverarsi a partire dal 2023, cioè alla scadenza dei cinque anni di gestione.

Secondo il quotidiano, insomma i "se" non mancherebbero. NTV, scrive il Corriere nella sezione Economia, ha in pancia un debito di 1,2 miliardi dovuto agli investimenti sui nuovi convogli (raddoppiati a 51 dall’ingresso del fondo), sul personale (passato da poco meno di mille unità a 1.500) e in tecnologia. L’exit a quel prezzo significherebbe per Cib una plusvalenza di "soli" 800 milioni.

Ma ieri dal ministero delle Infrastrutture a NTV è arrivata la seconda tranche di ristori: 91,5 milioni più altri 86,5, mentre 145,6 milioni erano già stati assegnati (a Trenitalia sono arrivati invece 279,8 milioni più 2138 milioni; 364 quelli già incassati). Il rosso quindi diminuirebbe e la plusvalenza salirebbe a un più congruo miliardo.

È poi vero che gli investimenti del PNRR sull’Alta velocità, in particolare al Sud possono essere un volano per il business di Italo.

La società presieduta da Luca Cordero di Montezemolo, con Flavio Cattaneo vicepresidente — e azionisti di peso come Allianz (11,5%), Ip Infra Investors (7,6%), e altri soci come blasonati quali gli stessi vertici, Alberto Bombassei, Isabella Seragnoli e Peninsula Capital — ha infatti realizzato ricavi operativi per 487 milioni di euro (dai 413,4 del 2020) con un risultato operativo positivo per 91 milioni (dai 51 dell’anno prima) e un utile netto di 104,3 milioni.

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