Sigifer, la società per la quale lavoravano i cinque operai travolti e uccisi da un treno mentre eseguiano lavori lungo i binari della stazione di Brandizzo, è pronta a rivolgersi al Tar contro la decisione di RFI di estrometterla dall’albo dei fornitori e di sospendere tutte le autorizzazioni perché possa operare nei cantieri.
L’azienda, i cui vertici sono ora indagati per omicidio plurimo e disastro ferroviario colposi nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Ivrea, deinisce «illegittimo» il provvedimento di RFI per la quale lavorava da oltre 30 anni.
Nel documento di contestazione stragiudiziale – che prelude il ricorso al Tar – si sttolinea come le argomentazioni della società del Gruppo FS risultino «strumentali e insufficienti».
Secondo Sigifer, il provvedimento di sospensione rinvia a indagini in corso e ad articoli di giornali, tanto che la decisione sembrerebbe «dettata da una reazione meramente arbitraria e irragionevole che non tiene conto dell’effettiva governabilità – e prevedibilità – del rischio come unicamente in capo a RFI, considerando che il controllo del traffico ferroviario e del sistema delle interruzioni sono preclusi a Sigifer».
L’azienda rivendica che i propri dipendenti «non erano autorizzati a lavorare sui binari in assenza dell’autorizzazione della scorta di RFI. Non avrebbe senso nemmeno ipotizzare che la squadra abbia iniziato a operare senza l’ordine o l’autorizzazione di Antonio Massa, presente sul posto, o addirittura contro la sua volontà».
Secondo i legali, proprio il licenziamento di Massa – tecnico di RFI – lascerebbe propendere per «la sussistenza di profili di responsabilità in capo al proprio preposto, presente sul luogo dell’accadimento».
«Oggi, a preoccupare è la stessa sopravvivenza dell’impresa e il futuro degli operai – si legge in una nota diffusa dall’azienda di Borgo Vercelli –. Infatti, pare omessa una doverosa autocritica da parte del soggetto da cui provengono disposizioni, direttive, pagamenti e ora anche arbitrarie sospensioni».
In conclusione, si sottolinea che Sigifer «si è vista costretta, a fronte dell’irresponsabile, ingiustificata e pretestuosa sospensione disposta da RFI, a collocare i propri dipendenti in distacco presso altre imprese operanti nel settore ferroviario in regime di appalto e/o subappalto per la stessa RFI, al solo fine di tutelare il loro diritto alla retribuzione, ingiustamente pregiudicato dal provvedimento.
L’azione di RFI palesa un arbitrario e sproporzionato abuso di posizione dominante che la società intende veder riconosciuto e se del caso risarcito in ogni sede». Da qui l’imminente ricorso al Tar.