Nonostante le promesse gli operai della Sigifer sono ancora fermi.
Il motivo, secondo quanto ricostruisce La Stampa nella sua edizione odierna, è semplice: devono essere formati per lavorare sui binari.
Un lavoro che svolgevano già prima ma, evidentemente, senza avere tutte le competenze necessarie.
O almeno - prosegue il quotidiano torinese -, RFI ha ritenuto che per riprendere i cantieri serve che prima svolgano più corsi e ottengano la qualifica giusta.
Al momento non si sa quando potranno effettivamente tornare in cantiere. Cosa che avrebbero dovuto fare già due settimane fa.
Il 20 settembre i rappresentanti sindacali degli edili di Cgil, Cisl e Uil avevano incontrato il direttore generale di CLF e il titolare di Sigifer per firmare l’accordo che avrebbe dovuto consentire il distacco per tre mesi dei lavoratori dell’azienda di Borgo Vercelli alla ditta appaltatrice, la CLF (Costruzioni linee ferroviarie) che ha vinto la commessa da RFI.
Dopo l'incidente di Brandizzo, costato la vita a cinque operai, RFI ha deciso di revocare tutti gli incarichi alla Sigifer mettendo in crisi il futuro di 77 lavoratori che rischiano di perdere il posto.
Intanto la stessa RFI ha sollecitato CLF per evitare che queste famiglie restassero senza reddito.
E quindi si è arrivati all'accordo: 66 lavoratori Sigifer distaccati che avrebbero dovuto riprendere a lavorare già da lunedì 25 settembre o al massimo dal 2 ottobre.
Di questi, 53 sono andati direttamente alla CLF, 10 alla sua controllata Uniferr di Alessandria e uno a testa alla Promofer e alla Fer Rent.
Dieci impiegati e un capocantiere, invece, hanno continuato a lavorare alla Sigifer per un appalto che ha in Albania.
Sembrava così essere stata scongiurata la cassa integrazione.
Invece hanno ripreso a lavorare solo i due dislocati alla Promofer e alla Fer Rent e i dieci della Uniferr che non ha appalti con RFI.
I 53 della CLF hanno bisogno di altra formazione.