Se smette di crederci lui, che ha investito nella zona tempo e denaro, c'è poco da stare allegri.

"Torino era la città dell’auto, adesso è la città delle piste ciclabili e poco altro. Altro che treni merci per la Francia. Io ho investito tanto nel ferroviario credendo nell’arrivo della AV, ma oggi mi ritrovo bloccato a Candiolo con appena due convogli a settimana".

Queste le parole poco incoraggianti d'esordio di Livio Ambrogio in una lunga e interessante intervista rilasciata al Corriere della Sera.

La frana che si è abbattuta a Modane sui binari della linea storica Torino - Lione interrompendo il traffico verso la Francia fino a giugno 2024, ha colpito anche il terminal di Ambrogio Intermodal, 99 milioni di fatturato e 400 dipendenti, pioniere in Italia del trasporto combinato, gomma più ferro.

"Viene voglia di mollare tutto, perfino di chiudere la sede di Torino - dice l'imprenditore 75enne -. Ho dovuto trasferire i treni merci diretti verso la Francia da Torino a Gallarate, a Varese, che è diventata la mia principale base operativa.

Ora passano sul Sempione, arrivano a Basilea e poi Parigi fino in Spagna. Un giro allucinante, il Piemonte è del tutto isolato".

"A Torino rimangono appena due treni a settimana diretti per il Belgio. A Candiolo potenzieremo le attività di manutenzione".

Quello di Ambrogio è un fiume in piena colmo di disincanto.

"Sono trent’anni che attendiamo l’alta velocità Torino - Lione. Temo che la AV sarà per i miei nipoti. Torino ha perso tanto, forse troppo: l’industria senz’altro. Ci sono rimaste le piste ciclabili. Così è difficile fare impresa e creare sviluppo".

Ma non è tutto.

"Le infrastrutture da noi sono un disastro. Chiude il Monte Bianco per tre mesi. La ferrovia per Parigi si interrompe per un anno. Da tempo non possiamo far circolare le merci pericolose su rotaia, grazie all’intervento del procuratore Guariniello. Questo Paese esporta molto ma non ama il treno né le infrastrutture".

Ambrogio si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe.

"Quando hanno fatto la seconda galleria del Frejus nessuno ha fiatato. Ora si parla di una seconda canna del Monte Bianco, tutti pronti a metterci i soldi. In questi casi non ci sono proteste per l’amianto, la montagna si può bucare tranquillamente. L'AV invece è osteggiata da 30 anni. Eppure questo è il secolo del treno, del trasporto merci su rotaia. Ha costi competitivi e impatta poco sull’ambiente. L’hanno capito tutti, noi no".

La chiusura è tutta per il quadrante nord ovest del Paese.

"Torino è tagliata fuori: ha infrastrutture vecchie. La linea interrotta è la ferrovia di Cavour. Se invio treni a Savona non posso superare le 300 tonnellate. Le banchine non sono adeguate agli standard europei quindi possiamo ospitare solo treni più piccoli e quindi più costosi. Spero la situazione possa cambiare con la AV . Ma oggi Novara è servita molto meglio".

L'intervista completa è disponibile cliccando qui.

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