Oltre duecento esposti in nove giorni. Ventitré denunce ogni 24 ore.

Un numero impressionante di evenienze firmate da operai, tecnici, saldatori, manutentori delle ferrovie residenti o operativi in Piemonte.

Tutti episodi circostanziati, frammenti di verità, come riporta La Repubblica, secondo la quale le morti dei cinque operai travolti da un treno alla stazione di Brandizzo sembrano aver scoperchiato il vaso di Pandora.

Dal 30 agosto a ieri sono state oltre duecento le persone che hanno denunciato fatti e procedure rischiose che gli inquirenti, in queste ore, stanno ovviamente verificando.

Gli esposti, molto spesso, sono stati mandati ai sindacalisti, altre volte sono arrivati alla procura di Ivrea, guidata da Gabriella Viglione.

Gran parte delle segnalazioni riguarda il lavoro effettuato sui binari senza che fosse arrivata l’autorizzazione a procedere.

Lavoro frettoloso, approssimativo, a volte abusivo, scrive il quotidiano.

Altre denunce invece svelerebbero l’assenza di titoli per potere operare: ragazzi senza qualifica sarebbero stati impiegati sui binari a spalare. Giovani inesperti messi a saldare. Operai esposti ai rischi senza protezioni.

C’è chi vuole segnalare l’assenza di superiori o atteggiamenti che contribuirebbero a rendere l’attività insicura.

Capi squadra o tecnici che si sarebbero assentati dal luogo in cui avrebbero dovuto essere operativi.

O che avrebbero dato l’ordine di eseguire operazioni a rischio, senza garanzie. Proprio come sarebbe successo ai cinque ragazzi di Brandizzo.

Situazioni tutte da verificare, ovviamente, ma l’impressione che emerge dai racconti che gli operai (ed ex) colleghi delle vittime hanno riferito ai giornalisti ma anche alla procura, è che morire o salvarsi, a volte, sia stata questione di attimi. Pura fatalità.

Intanto le indagini vanno avanti.

Ai due indagati è stato notificato ieri l’avviso di un accertamento tecnico irripetibile: un esperto informatico tenterà di estrapolare le “sim” e le memorie di chat e telefonate in due cellulari delle vittime, quelli di Giuseppe Aversa e di Giuseppe Lombardo.

Seppur mal ridotti per l’impatto con il treno, potrebbero ancora rivelarsi utili alle indagini.

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Lavoro in ferrovia