Non si tratta di "captatio benevolentiae" ma solo di una banalissima forma di rispetto dovuta a qualsiasi essere umano.

Negli ultimi mesi il Direttore Generale di Fondazione FS Italiane, Luigi Cantamessa, è stato spesso protagonista su articoli di giornale o in programmi televisivi dove ha parlato delle iniziative della Fondazione stessa o della neonata compagnia Treni Turistici Italiani.

Ebbene, per quanto possa sembrare incredibile, in moltissime di queste situazioni gli interlocutori, soprattutto sulla carta stampata, non hanno avuto niente di meglio da fare che alterarne involontariamente il cognome, nemmeno fosse così complicato.

Ed ecco quindi che per Il Resto del Carlino, Il Corriere della Sera, Il Gazzettino, Il Pescara, Il Centro e addirittura la Regione Campania in una brochure sui treni storici è diventato "Luigi Cantalamessa", per La Gazzetta delle Valli "Luigi Catalamessa", per SassiLive "Luigi Cantamassa" e via discorrendo.

Anche ieri mattina dopo la corsa prova di giovedì a Calalzo per il Corriere del Veneto è diventato "Luigi Cantamessi", poi corretto, per fortuna.

Sia chiaro, la maggior parte dei giornalisti lavora in maniera assolutamente professionale e il refuso capita a tutti, ma il cognome è parte della nostra identità, informarsi prima di scriverlo in maniera errata ci sembra il minimo che si possa fare.

Diceva il premio Nobel per la letteratura Heinrich Böll che "Nell'esercizio anche del più umile dei mestieri lo stile è un fatto decisivo". Il giornalismo non dovrebbe fare eccezione. 

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