Sono stati confermati, dalle 3 del 13 luglio alle 2 del 14 luglio, gli scioperi, indetti a livello nazionale per il personale di Trenitalia e per quello di quello di Italo-Ntv.

A proclamare l’astensione dal lavoro per le due società sono state, unitariamente, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal.

Per quanto riguarda Trenitalia, denunciano le organizzazioni sindacali, “dopo la prima azione di sciopero dello scorso 14 aprile permangono le criticità nella vertenza sindacale.

Serve un adeguato piano di assunzioni, un maggiore equilibrio nella programmazione dei turni degli equipaggi favorendo della conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della vita privata, il rilancio del settore manutenzione e ridare centralità alla rete vendita e assistenza ai passeggeri e investimenti tecnologici, crescita professionale e percorsi formativi per tutto il personale degli uffici.

”Al centro dello sciopero di Italo-Ntv c’è il rinnovo del contratto, scaduto a dicembre 2021: “La trattativa per il rinnovo del contratto – dicono i sindacati – ha subito a maggio, dopo undici mesi di serrato confronto, un brusco stop e rimane ad oggi in una fase di stallo.

Le motivazioni alla base dello sciopero  riguardano in particolare l’insufficienza della proposta economica in relazione ad un equo apprezzamento degli elementi salariali variabili, anche quando connessi alla flessibilità richiesta dalla società fino al perfezionamento delle tabelle dei minimi salariali, in linea con quanto stabilito dal Ccnl Mobilità/Attività Ferroviarie”.

“Uno dei tanti incontri interlocutori senza risposte di merito da parte del Governo.

Il tentativo del Ministro di spostare la discussione sugli scioperi dei trasporti è stato vano, non era quella la sede e non eravamo noi gli interlocutori legittimati a discuterne”.

Così il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo al termine dell’incontro di questa mattina al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Per quanto riguarda gli scioperi del trasporto ferroviario e dell’Handling aeroportuale programmati per domani, il dirigente sindacale sottolinea che “il Ministro ha cercato di ribaltare le responsabilità del disagio che ricadrà sui cittadini.

Dovrebbe porre il problema non a noi, ma alle aziende che non rinnovano i contratti nazionali e costringono i lavoratori ad operare in condizioni di difficoltà”.

Venendo ai temi all’ordine del giorno dell’incontro, “su cui la Cgil aveva posto questioni specifiche e chiesto informazioni dettagliate”, per Gesmundo “abbiamo ricevuto, come da prassi ormai, generiche rassicurazioni verbali senza alcuna risposta di merito.

Nulla sul cronoprogramma rispetto alla rimodulazione degli investimenti del Pnrr; nulla su una cabina di regia che affronti i temi delle condizionalità previste dal Piano a partire dalla riduzione dei divari territoriali, di genere e generazionali.

E ancora, nulla rispetto ad un luogo di discussione e programmazione che tenga insieme Pnrr e altri fondi, a cominciare da quelli di coesione”.

“Anche per quanto riguarda le politiche abitative, la sicurezza sul lavoro, la legalità dei cantieri e i problemi derivanti dal nuovo codice degli appalti, da noi non condiviso – prosegue - ci si limita a promettere incontri ad hoc senza risposte precise sulle questioni poste.

Nessuna risposta sulla dorsale adriatica, sul corridoio tirrenico, sulla mobilità sostenibile, né su un piano generale dei trasporti e della logistica”.

“Il settore delle infrastrutture – sostiene il segretario confederale della Cgil - è un asset strategico per lo sviluppo del paese, oltre che una grande risposta sul piano occupazionale, e ha bisogno di una gestione in termine di programmazione e di scelte condivise e strutturate.

Per questo – conclude – deve vedere un vero coinvolgimento delle parti sociali: occorrono veri luoghi di confronto e decisione con il sindacato”.

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