Ieri mattina in tribunale a Lodi, i due operai e il responsabile dell'unità manutentiva di RFI imputati in uno dei due filoni del processo per il deragliamento del Frecciarossa 9595 Milano - Salerno, avvenuto il 6 febbraio del 2020 a Livraga si sono difesi dalle accuse rivolte loro.
Per i tre era stato concesso il rito abbreviato e, in un'udienza precedente, il pubblico ministero presso il Tribunale di Lodi aveva chiesto tre anni, tre anni e sei mesi e tre anni e quattro mesi di carcere.
Ieri mattina, come detto, si è tenuto un altro passaggio dell'iter giudiziario che dovrebbe concludersi con il pronunciamento del giudice nel mese di luglio.
I tre dipendenti di RFI hanno ribadito che il problema creatosi sul deviatoio numero 5 non aveva un protocollo procedurale codificato per poterlo fronteggiare.
Sostanzialmente quel tipo di guasto in un componente nuovo non si era mai verificato e non c'era una procedura codificata per affrontarlo.
I due operai di 34 e 41 anni erano quelli che avevano sostituito alcuni attuatori alcune ore prima del disastro, tenendo presente che il "pezzo" era uscito dalla ditta Alstom, nonostante fosse stato collaudato e certificato, con un difetto di fabbrica (due cavi erano stati agganciati alla morsettiera in modo invertito, il filo 16 all’uscita 18 e viceversa), mentre il formatore di 46 anni era quello che li aveva istruiti negli anni precedenti.
Per la Procura, i due tecnici manutentori, invece, sono chiamati a rispondere di una serie di omissioni di messa in sicurezza mentre per il formatore l'accusa è quella di non aver dato ai due operai le giuste informazioni in merito a situazioni anormali che potevano derivare dall'installazione di attuatori difettosi.
Il 14 aprile proseguiranno intanto gli interrogatori per la seconda tranche del processo che vede alla sbarra dirigenti di Alstom e di RFI nonché di coloro che fabbricarono l'attuatore.