La rivoluzione a cui abbiamo assistito in Adriatica non ha avuto ricadute solo sul tipo di materiali in circolazione ma anche, almeno secondo i sindacati, sull'occupazione.
Tecnici e operai delle officine di Bari e Lecce Surbo delle Ferrovie dello Stato si mobilitano infatti contro il rischio di chiusura dei loro impianti. Lo faranno scioperando a difesa di oltre un centinaio di posti di lavoro, tra impiegati diretti e dell’indotto.
Stando a quanto reso noto, le officine stesse hanno competenze per le tipologie di mezzi finora in circolazione in Adriatica ma non per quelli che ne hanno preso il posto.
Il problema si pone dal nuovo orario con il quale Trenitalia ha variato i convogli senza, dicono i sindacati, un adeguamento delle competenze e un aumento del personale delle officine. Questo porterebbe a un ridimensionamento se non alle dismissioni dei siti pugliesi, che per i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt Trasporti e Fast, risultano in realtà strategici.
“Lo spostamento di attività – spiega Gennaro Fiorentino, segretario regionale alla mobilità a terra per la Filt Cgil - è legato a un’offerta di Trenitalia debole per il territorio, arrivano treni classificati ad Alta Velocità su linea tradizionale quindi a medesima velocità di percorrenza ma con costi maggiori per l’utenza, ha già comportato di fatto lo svuotamento dell’impianto manutenzione corrente di Bari con pesanti ricadute sull’indotto ferroviario e incertezza sulle attività dello scalo di Surbo notevolmente ridotte.
Gli utenti pagano biglietti più costosi per un servizio, quello dell’alta velocità, che non c’è, in attesa che siano investiti i fondi del Pnrr per l’adeguamento della linea Adriatica. La speranza è che nel piano industriale di FS si dia di nuovo centralità agli impianti della Puglia, perché è giusto valorizzarli, con formazione, nuove assunzioni, ferme da anni, e il rientro di lavorazioni esternalizzate”.
La Puglia, a parere dei sindacati che sciopereranno per 24 ore dalle 21 di mercoledì 15 dicembre alle 20.59 di giovedì 16 è strategica per il traffico passeggeri dovuto ai flussi turistici oramai lungo tutto l’arco dell’anno, oltre che da arrivi e ripartenze di pugliesi che vivono fuorisede. Per questo, oltre a scioperare, chiedono un intervento della politica.
“Facciamo un appello accorato all’amministratore delegato e ai parlamentari pugliesi – si legge nella loro nota - perché nel nuovo Piano Industriale ci sia una inversione di rotta rispetto alle esternalizzazioni di attività core, al mancato turn over e perdita di occupati all’interno dei siti, alla valorizzazione degli asset strategici del territorio a forte vocazione turistica”.
L'articolo completo è disponibile cliccando qui.


