Le stazioni sono il biglietto da visita delle città, la prima cosa che un turista vede e in qualche modo trova familiare quando arriva in un luogo che non conosce.
Le stazioni sono il cuore pulsante della città, e ne raccontano lo sviluppo nel tempo.
È notizia di questi giorni la decisione di Ferrovie dello Stato di procedere o proseguire nel restyling di molti impianti, tra i quali Salsomaggiore Terme, Aosta e Vasto-San Salvo, solo per elencare alcune di quelle che abbiamo trattato.
Una decisone sicuramente apprezzabile e da molti attesa, che servirà a riqualificarli rendendoli più vivibili anche, ad esempio, per le persone a ridotta mobilità. Il tutto evitando inoltre che diventino luoghi di degrado e ricovero per chi non ha un posto in cui dormire e per i quali sarebbero necessarie strutture apposite.
Noi, nel nostro piccolo, apprezziamo molto il progetto di FS, ci auguriamo soltanto che i lavori di restauro vengano fatti nel rispetto dell’architettura precedente, senza snaturare le strutture esistenti. Una riqualificazione che sia dunque in grado di valorizzare le opere precedenti senza stravolgerle e renderle irriconoscibili migliorando al contempo la fruibilità degli impianti. Un'operazione che troppo spesso in passato non è riuscita e che speriamo in futuro sia oggetto di maggiore attenzione.
Quello che invece, almeno per il momento non ci convince, è il progetto per il raddoppio della tratta Finale-Andora. Come ha fatto notare Assoutenti, le nuove stazioni previste, appaiono troppo distanti, scomode, decentrate e difficilmente raggiungibili. Se non verranno ipotizzate soluzioni alternative, c’è il rischio di far diminuire in modo consistente il numero dei passeggeri che le utilizzeranno e vista la zona anche il turismo potrebbe risentirne.
Una scena già vista ad esempio in passato con la nuova stazione di Catanzaro, che attivata nel 2008 ha sostituito il vecchio impianto situato nel centro storico cittadino. Certo, la nuova fermata è dotata di strutture moderne e funzionali, e tuttavia l'ubicazione scelta a svariati chilometri dalle "mura" si è rivelata deleteria per il territorio, al punto da aver quasi isolato la città e da aver spinto diverse associazioni a chiedere una improbabile riapertura del vecchio impianto.
E dunque, a nostro parere, bene il restyling, meno bene la costruzione di stazioni che rischiano di diventare “cattedrali nel deserto”.


