Né treno turistico né metropolitana di superficie, bensì una linea ferroviaria commerciale.
Stiamo parlando della Fano-Urbino e dello studio di fattibilità intrapreso da RFI.
Questo almeno secondo quanto emerso dall’incontro che la sottosegretaria al Lavoro Rossella Accoto (M5S) ieri mattina ha avuto con l’amministratore delegato Vera Fiorani e con i tecnici della stessa RFI.
Lo studio di fattibilità per il quale è stato stanziato un milione di euro prenderebbe in considerazione due ipotesi: la prima prevede che il treno torni a correre ogni ora, per 16 volte al giorno, portando un totale di 5.200 persone nell’arco di una giornata, pari al 90% della capacità totale. Nel secondo scenario preso in considerazione, il convoglio transiterebbe una volta ogni mezz’ora, con un raddoppio, rispetto alla prima ipotesi, del numero delle corse, che diventerebbero 32.
Questo, però, non comporterebbe necessariamente il raddoppio del numero dei trasportati. Perché la linea possa movimentare un numero di passeggeri maggiore dei 5.200 previsti, si dovrebbe aumentare la composizione con conseguente allungamento dei marciapiedi di alcune delle stazioni presenti lungo il percorso.
Quale che sarà la soluzione scelta, tra tempi tecnici (come la verifica delle 8 gallerie, degli 11 viadotti e dei 25 ponti, l’installazione della segnaletica luminosa e la sistemazione dei passaggi a livello pubblici e privati) e burocratici, la ferrovia Fano-Urbino non potrà entrare in funzione prima del 2029.
Escluso invece che lo studio possa essere esteso al tratto Urbino-Pesaro. Rimane da affrontare tuttavia il tema dei costi che non è ancora stato toccato. Prima di esporsi sulla parte finanziaria, RFI vorrebbe definire meglio i dettagli del progetto sulla base anche delle esigenze del territorio.
Se ne parlerà più avanti, insomma, ma il sentiero sembra ormai tracciato.


