All'inizio di agosto un terribile incendio ha coinvolto a Pescara la Pineta Dannunziana e i vicini colli.
Le fiamme hanno raggiunto le abitazioni e le scintille, spinte dal vento, hanno fatto incendiare le palme degli stabilimenti balneari. Un disastro di proporzioni inimmaginabili.
Il rogo è stato domato solo alcuni giorni dopo ma il paesaggio che è rimasto è ora tinto di nero. Dai colli, osservando verso sud, sono ancora ben visibili i pini carbonizzati dei quali in molti casi restano solo scheletri anneriti ma anche la strada sopraelevata che adesso si caratterizza per alcuni piloni resi scuri dal fumo.
Non è andata meglio alla ditta di autodemolizioni che è posta nei pressi della ferrovia che è anch'essa andata distrutta e ancora oggi vede come lascito solo le scocche nude e ormai fredde di quelle che una volta erano autovetture.
Già, la ferrovia. In tutto questo c'è anche lei, con il suo incedere proprio nel mezzo del rogo. La linea Adriatica qui fa una curva piuttosto accentuata e dopo aver lasciato Francavilla al Mare ripiega per raggiungere Pescara Tribunale, poi Pescara Porta Nuova e quindi Pescara Centrale.
A distanza di settimane, la tratta porta ancora i segni di quei terribili giorni. I bordi della sede sono ancora caratterizzati dai cespugli bruciati anche se l'infrastruttura non ha subito danni, almeno non tali da richiedere lavori di una certa entità.
I treni che viaggiano verso nord in questo punto iniziano il rallentamento per fermarsi nella maggior parte dei casi nella stazione Centrale, anche se in alcune circostanze sembrano andare piano per rispetto nei confronti di una tragedia che ha colpito il cuore della città e il suo polmone verde.
Sullo sfondo il mare non ha mai smesso di brillare e nel frattempo la vita è tornata a fare il suo corso ma i danni ambientali e psicologici sono e resteranno per sempre incalcolabili.


