“Ancora oggi chiediamo giustizia per quello che è accaduto. Quelle lamiere roventi bruciano ancora nel ricordo di tutti noi”.

Queste le parole del sindaco di Bari, Antonio Decaro, alla commemorazione per il quinto anniversario della strage ferroviaria che, il 12 luglio 2016, nella tratta tra Andria e Corato causò la morte di 23 persone. “Non dobbiamo dimenticare quello che è accaduto – ha aggiunto Decaro – la speranza è che anche grazie al sacrificio di quelle persone, le modifiche che ci sono state alla normativa nel nostro Paese ci possano permettere di viaggiare in sicurezza su un mezzo di trasporto ferroviario”.

La cerimonia, con un minuto di silenzio alle 11.06, momento della collisione, si è svolta davanti alla stazione centrale di Bari, dove da cinque anni c’è una lapide con i nomi delle vittime. “Questo è il luogo – ha detto il sindaco – dove ogni giorno salgono e scendono dal treno migliaia di persone. La giornata di oggi è una giornata complicata non solo per i familiari, per gli amici e per i colleghi di quelle 23 persone. È una giornata difficile da ricordare anche per la comunità, una collettività che si è stretta allora attorno a quelle famiglie e si sta stringendo anche oggi in ricordo della memoria di quelle persone che hanno perso la vita”.

“Io sono diventato ingegnere dei trasporti perché mio padre era un macchinista delle Ferrovie dello Stato – ha ricordato Decaro -. Per tante persone come me quel treno rappresenta un simbolo di libertà, di innovazione dal punto di vista tecnologica. Quel giorno si trasformò in un simbolo del dolore, del lutto, della tristezza per la morte di 23 persone. Che non sia – ha concluso – un sacrificio vano”. Alla commemorazione hanno partecipato anche i sindaci degli altri Comuni di origine delle vittime delle province di Bari e BAT e i familiari di queste ultime.

Un minuto di silenzio per ricordare le vittime del disastro ferroviario è stato osservato anche nell’auditorium della chiesa San Magno di Trani, dove si celebra l’udienza del processo, sospesa alle 11.06, momento esatto della collisione. “Anche per noi oggi non è una giornata come le altre – ha detto l’avvocato Michele Laforgia, difensore della società Ferrotramviaria, imputata del processo -. Cinque anni fa è accaduta una terribile tragedia che ha seminato morte, dolore e lutti. Oggi celebriamo il processo nello stesso giorno di quella tragedia. Potremmo considerarla semplicemente una coincidenza, forse addirittura inopportuno. Il momento del dolore richiede silenzio, raccoglimento, compassione. Io penso, noi tutti pensiamo, che non sia così”.

“Chi si occupa di giustizia – ha aggiunto Laforgia – ha un solo modo per rispettare le vittime e riparare ai torti: svolgere sino in fondo, con diligenza e con onore, il proprio lavoro. Vale per noi, difensori degli imputati. Vale per i pubblici ministeri, per i colleghi di parte civile, per il collegio giudicante, per il personale amministrativo, per tutti coloro che ci hanno permesso di celebrare questo processo anche durante la pandemia. È quello che continuiamo e continueremo a fare, perché è il nostro dovere, il nostro personale contributo alla verità e alla giustizia”.

Ricordiamo che nel processo sono imputate la società Ferrotramviaria e 17 persone fisiche, tra dipendenti e dirigenti dell’azienda, dirigenti del Ministero dei Trasporti e dell’Ustif, accusati a vario titolo di disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. Si sono costituite come parti civili la Regione Puglia, i Comuni di Corato, Andria e Ruvo di Puglia, diverse associazioni e i familiari delle 23 vittime.

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