Che le merci viaggino ancora poco in ferrovia nel nostro Paese è noto, ma ora è in qualche modo anche "certificato".
La quota di mercato del cargo ferroviario in Italia è infatti pari al 13%, già al di sotto della media europea (19/20%), e parecchio inferiore a quella della Svizzera e dell’Austria (intorno al 35%) e nemmeno a dirlo molto più bassa di quella degli Stati Uniti (46%).
È chiaro a tutti che se si vuole raggiungere la soglia del 30% entro il 2030, come impone l’Unione europea, bisogna darsi da fare per recuperare il tempo perduto. E per spingere le merci verso la ferrovia a scapito di Tir e navi è necessario rendere i treni merci più competitivi di quanto lo siano stati negli ultimi 20 anni. Cosa non difficile, verrebbe da pensare, visto che fino a non molto tempo fa sono stati trattati come la Cenerentola dei binari.
Il tutto andrebbe fatto ovviamente superando i tanti colli di bottiglia, come gli attraversamenti dei valichi alpini oppure i collegamenti dell'ultimo miglio tra la rete ferroviaria e i porti, che ostacolano un pieno sviluppo del trasporto merci su ferro.
Di questo e di molto altro si è discusso ieri al V Forum di Pietrarsa, organizzato da Assoferr, in collaborazione con Confetra e Conftrasporto-Confcommercio.
Il primo a prendere la parola è stato il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini: "Spostare il traffico merci verso la ferrovia - dice il ministro - richiede investimenti su tutti gli elementi della catena logistica, sui quali ci sono interessi a volte contrapposti. La cura del ferro funzionerà solo se tutte le componenti funzionano. Serve un impegno corale".
Giovannini punta i riflettori sulla spinta che arriverà dalle nuove tecnologie, esalta il ruolo delle imprese private ("senza investimenti privati il salto non lo faremo"), rammenta i 200 milioni inseriti nel fondo complementare al Pnrr per il rinnovo del materiale rotabile e indica nell’accelerazione dei contratti di programma la prima condizione per rendere subito operativi i futuri investimenti.
Leonardo Lanzi, vicepresidente Conftrasporto-Confcommercio, afferma: "Per accelerare lo shift modale dalla strada alla ferrovia è necessario il coinvolgimento dell’autotrasporto in ottica inclusiva e non antagonista. L’autotrasporto sa essere complementare alle altre modalità e attualmente possiede e gestisce la stragrande maggioranza degli ordini di trasporto. Occorre applicare lo stesso spirito con cui Assoferr si è unita a Conftrasporto".
Andreas Nolte, presidente di Assoferr, spiega che non ci deve essere contrapposizione tra ferrovia e trasporto stradale. "L’intermodalità - spiega Nolte - è una realtà di tutti i giorni. Faccio un esempio pratico, quello della carta. Le bobine e i bancali di carta viaggiano principalmente in treno, ma col treno arrivano fino al terminale e dal terminale alla tipografia viaggiano su Tir. Non c’è mai guerra in questo modo, ma siamo di fronte a un sistema di trasporto vincente".
Aggiunge Ivano Russo, direttore generale di Confetra: "Non c’è ripresa senza logistica, compresa quella ferroviaria. Un Paese privo di materie prime come il nostro, senza logistica che le importi, non potrebbe avere una industria manifatturiera, né esportare i suoi prodotti in tutto il mondo".
Chiude il presidente di Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggè: "Il futuro del trasporto merci è intermodale e collaborativo. Pietrarsa smentisce un luogo comune troppo spesso considerato un dogma, che colloca i mondi del trasporto terrestre e marittimo come antagonisti del trasporto ferroviario. Per crescere dobbiamo fare sistema".


