I 16 milioni di euro stanziati con il “Piano strategico grandi attrattori culturali” in favore della Fondazione FS per il completamento del restauro del Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio e per la valorizzazione dell’omonima stazione, avranno di sicuro  riflessi positivi su Gorizia.

“Si sta infatti concretizzando la possibilità di un rilancio della ferrovia che collega Jesenice con Sesana, ma di cui è ancora agibile la tratta storica con Trieste. Ciò permetterebbe anche formidabili prospettive per una sinergia operativa fra Trieste, il Carso, la conca di Gorizia, la Valle dell’Isonzo, il territorio dei laghi di Bohinj e di Bled, la Carinzia. Si tratta quindi di una opportunità che Nova Gorica e Gorizia, Capitale europea della cultura 2025, devono necessariamente cogliere”.

Questa la dichiarazione di Alessandro Puhali, coordinatore del comitato trasporti del Gect e presidente dell’associazione Museo-stazione Trieste Campo Marzio, nata nel 2017 e convenzionata con la Fondazione FS per la fornitura di un supporto tecnico, scientifico e didattico alle attività dello stesso museo.

“Il Gect ha già condiviso con l’Agenzia di Sviluppo della Valle dell’Isonzo l’obiettivo di rilanciare lo storico percorso della Transalpina come moderna ferrovia regionale e di spiccata valenza turistica a beneficio delle relazioni transfrontaliere e dello sviluppo dei territori collegati ed attraversati dalla stessa linea – prosegue Puhali –. In particolare, l’Agenzia, nell’ambito del progetto europeo Crossmoby ha quindi commissionato uno studio di fattibilità proprio per la valorizzazione della Transalpina, di cui è previsto il rilascio nei prossimi mesi. Un polo culturale e turistico come quello che diventerà la stazione di Trieste Campo Marzio, già capolinea meridionale della Transalpina, con il suo Museo non potrà allora non avere positive ricadute per il Goriziano storico.

Si tratta infatti di un polo con la potenzialità di eccellere a livello europeo e quindi in grado di generare un movimento sulla Transalpina e un interesse a livello internazionale con positive ricadute economiche per il territorio transfrontaliero, attraverso l’impiego di treni ordinari e straordinari, tra cui quelli storici”.

Sviluppatosi ormai da quasi mezzo secolo, il fenomeno dei treni storici ha costituito una opportunità di rilancio del trasporto ferroviario e della conservazione di antichi percorsi su rotaia che non ha mancato di coinvolgere la Transalpina.

“Possiamo stimare un totale di circa 115 treni tra il 2015 e il 2019 a coinvolgere oltre 24 mila persone, mentre l’anno scorso, per la pandemia, non c’è stata attività in proposito. Proprio l’impiego dei treni storici è una componente molto rilevante per il rilancio della Transalpina che non appare esagerato definire, per più ragioni, una linea ferroviaria unica a livello europeo, idonea ad accompagnare i viaggiatori con racconti culturali e storici ricchi di emozioni”, conclude Puhali.

L'articolo integrale su il Messaggero Veneto

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