È stata presentata oggi la prima relazione di ANSFISA sugli incidenti ferroviari in Italia.

Nel 2020 gli incidenti sulla rete ferroviaria nazionale e regionale si attestano a 86, in crescita rispetto al 2019, ma inferiori alla media dell’ultimo quinquennio e tra i livelli più bassi registrati in Europa.

Le vittime (morti e feriti gravi) sono complessivamente 70, di cui 64 sulla rete Rfi e 6 sulle ferrovie regionali interconnesse.

Questo appunto è quanto emerge dalla rilevazione preliminare condotta dalla Direzione generale per la sicurezza delle ferrovie di ANSFISA. I dati consolidati saranno raccolti in un documento che per obbligo di legge l’Agenzia dovrà inviare entro il 30 settembre al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e all’Agenzia europea per le ferrovie.

Il 65% degli incidenti è ancora attribuibile a comportamenti errati di utenti e cittadini che si traducono in investimenti sui binari o presso i passaggi a livello. Questa tipologia nel 2020 conta 56 eventi e 58 vittime, di cui 37 decessi (su 43 totali) e 21 feriti gravi (su 27 totali). In questo ambito è necessario lavorare sull’educazione e sul rispetto delle regole in ambito ferroviario attraverso campagne di sensibilizzazione, già avviate negli anni scorsi, su cui ANSFISA intende investire anche in futuro.

Circa il 28% degli incidenti sono riconducibili a fattore endogeni alla ferrovia, tra questi si segnala l’aumento degli errori nell’attuazione delle procedure, mentre rimangono costanti i valori della manutenzione. Spesso si tratta di una tipologia di eventi strettamente legata al fattore umano su cui la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture in generale deve lavorare affinché la safety venga intesa come dinamico avanzamento della prevenzione, anche sulla base delle risultanze di incidenti e inconvenienti, coadiuvata dallo sviluppo della Just Culture.

L’ANSFISA, che ha già richiesto agli operatori ferroviari l’adozione del volontary report per le segnalazioni interne, è a favore di un intervento normativo che introduca anche in Italia la definizione del rischio accettabile secondo il modello ALARP (As Low As Reasonably Practicable) con l’obiettivo di favorire un modello organizzativo in cui l’informazione sull’inconveniente non viene criminalizzata, ma diventa un dato prezioso da cui partire per rendere la prevenzione più efficace.

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