Venerdì 21 febbraio 2020 è una data centrale per la vicenda italiana legata al nuovo Coronavirus.

In questa giornata vengono ufficializzati infatti con chiarezza i primi casi di Covid nel lodigiano, in Lombardia e inizia tutta la vicenda che purtroppo prosegue anche ai giorni nostri.

A distanza di un anno vale dunque la pena fare qualche riflessione sullo stato dei trasporti ferroviari dopo 365 giorni segnati duramente dalla pandemia.

La situazione, come è facile immaginare, è piuttosto critica. Tutte le compagnie ferroviarie, chi più, chi meno, lamentano gravissime perdite e la riduzione, in alcuni casi anche piuttosto forte, dei servizi messi a disposizione dei cittadini.

Se questo è l'aspetto più tangibile sul quale proprio per questo motivo ci soffermeremo poco, altri meno evidenti ma non meno importanti danno in qualche modo la misura di quanto, ancora a distanza di un anno, la situazione sia decisamente complessa.

Andando in ordine sparso, per la prima volta il Treno della Memoria che porta i ragazzi a vedere il campo di concentramento di Auschwitz è stato effettuato lo scorso gennaio solo "virtualmente", senza quindi il viaggio vero e proprio. Una goccia nel mare, si potrebbe essere portati a dire, un mare che però, ad esempio, vede contenere anche tutti i treni diretti ai santuari ai quali eravamo da anni abituati.

Scorrendo di questi tempi il sito web dell'Unitalsi, era normale trovare tutte le date dei convogli bianchi per Lourdes mentre almeno fino a oggi non è prevista alcuna partenza, peraltro né in treno né in aereo.

Desolante è anche la situazione di un altro convoglio tipico di questo periodo dell'anno, il Treno Verde di Legambiente. A metà febbraio venivano solitamente rese note tutte le tappe, mentre ad oggi, sul sito web sempre peraltro normalmente molto aggiornato, è ancora presente la notizia della sospensione del convoglio, datata 25 febbraio 2020.

Ma non è la sola pagina web che il Covid ha "fermato nel tempo". A fargli compagnia c'è ad esempio il post bloccato in alto su Facebook di Fondazione FS Italiane che dal 30 ottobre 2020 ha formalmente ufficializzato la sospensione di tutti i treni storici che al momento, salvo rarissime eccezioni, ancora non sono ripartiti.

In questa tabula rasa sono finiti come ben sanno i lettori di Ferrovie.Info anche i convogli internazionali come i NightJet delle ÖBB o il "Treno degli Zar" da Mosca a Nizza, tutti sospesi ormai da mesi e con la ripartenza più volte posticipata che non si prevede prima della fine di marzo, se tutto andrà bene.

Se per contro le consegne di nuovi materiali sono andate avanti, è palese però che si sono azzerate tutte le presentazioni che ormai avvengono unicamente alla presenza del management delle varie compagnie e della classe politica locale. Saltate del tutto, invece, le presentazioni dei rotabili storici restaurati, con quella del rinnovato Arlecchino che è stata la primissima annullata proprio per Covid nel febbraio 2020. 

Come si può intuire da questi esempi estremi, ma citati appositamente per risaltare sui servizi soppressi "quotidianamente" dei quali scriviamo spesso, il Covid ha sostanzialmente cristallizzato molti appuntamenti ferroviari, paralizzandoli in attesa di tempi migliori che a questo punto non si sa bene quando arriveranno.

Volendo fare un paragone molto forte e sicuramente piuttosto azzardato, alcune delle situazioni sopra citate ricordano i calendari nelle case di Pryp'jat', cittadina a pochi chilometri da Černobyl' che nel 2021 ancora sono fermi all'aprile del 1986.

La speranza è che in questa circostanza tutto torni alla normalità in tempi decisamente più brevi. 

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