Da una parte le odiate barriere «che andrebbero a deturpare l'ambiente che andiamo a promuovere», dall'altra «le esigenze dei cittadini che subiscono stress», in mezzo «le valide alternative per coniugare i due aspetti».

Queste ultime quelle sulle quali, per la Lega, il Fermano deve puntare con  Fermo in particolare, «unica città del territorio con un grande insediamento di campeggi a sud e, a nord, il quartiere di Casabianca, con duemila abitanti fissi, trasformato da turistico in residenziale».

La questione è nota e ne abbiamo parlato anche sulle nostre pagine più volte, le Marche si sono ritrovate da sole a opporsi alle barriere antirumore. Il comitato di Porto Sant'Elpidio si è fatto sentire e altri sarebbero pronti a nascere tra Fermo e Porto San Giorgio. Bisogna però fare in fretta perché la legge sull'inquinamento acustico, la n. 447 del '95, deve essere applicata.

«Il decreto ministeriale 227 del 2011 - ha spiegato il parlamentare Tullio Patassini - dà tre indicazioni: intervenire sulla sorgente del rumore, sulla via di propagazione o sul ricettore. RFI ha valutato di intervenire sulla via di propagazione ed è costretta ad andare avanti per non incorrere in un'omissione di legge».

Per il parlamentare di Treia la soluzione è però nell'innovazione e nei soldi che potrebbero arrivare dal Recovery Plan.

«È fondamentale intervenire sui binari, perché il rumore viene da lì», ha spiegato, citando la trentina Chiusa, lungo la trafficata linea del Brennero, «che ha sostituito le vecchie rotaie con rotaie silenziose», «l'azienda italiana che ha progettato traverse con materiali ecocompatibili che permettono l'abbattimento del rumore» e il sogno dei treni magnetici.

«L'Unione Europea - ha aggiunto - prevede come via prioritaria l'intervento sulle rotaie. Se l'Italia interverrà sulle barriere e non sul materiale rotabile, si potrebbe trovare con l'accesso ai treni impedito in alcuni Paesi».

La vede alla stessa maniera il parlamentare Mauro Lucentini. «Sappiamo che il problema c'è, ma non possiamo abbandonarci alla prima soluzione facile. Serve buon senso per un territorio che ha avuto ben poco dall'amministrazione centrale negli ultimi 30-40 anni».

Le Marche del resto non sembrano intenzionate a mollare e meno male, viene da dire, viste le ripercussioni possibili sul territorio. «Non possiamo tollerare  - ha concluso il consigliere regionale Marco Marinangeli - muri di sette-otto metri in zone che vivono di turismo. L'assessore Aguzzi ha confermato la contrarietà nella Conferenza Stato-Regioni. Occorre fare in modo che la legge venga cambiata, per comprendere possibilità che dieci anni fa non c'erano». 

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