“La visione prospettata è monodirezionale ed evidenzia una mancata conoscenza approfondita dell’iter burocratico e amministrativo che ci ha portato a prendere posizione”.
Questa la risposta del sindaco Casorate Sempione, Dimitri Cassani, alle critiche avanzate ieri, 25 gennaio, da Camera di Commercio di Varese, Confartigianato Imprese Varese, Confcommercio Uniascom provincia di Varese e Unione degli Industriali della provincia di Varese sul freno al collegamento ferroviario tra il Terminal 2 dell’aeroporto e Gallarate.
I rappresentanti del mondo dell’impresa hanno chiaramente ribadito la loro posizione a favore dell’opera, nell’ottica di uno sviluppo economico del territorio che non può non includere Malpensa. Ma per il sindaco in questa “analisi semplicistica” sono stati trascurati una serie di aspetti indispensabili. Perplessità viene espressa anche centrosinistra. Dice il segretario cittadino del Pd, Tiziano Marson: “È interessante che tutti diano per scontato che 4 chilometri di ferrovia, alla modica cifra di oltre 220 milioni di euro a totale carico dei contribuenti, sia cosa congrua”.
Per i vertici di enti e associazioni di categoria, la ferrovia è una questione di priorità. Una visione da cui Cassani non si allontana poi molto. Che anzi si definisce “d’accordo”. Senza dimenticare però che “noi abbiamo portato avanti una posizione chiara, chiedendo una regolarità dell’iter burocratico-amministrativo e soprattutto una sostenibilità del no, sia da un punto di vista ambientale che dell’oggettiva fruibilità”. Non nasconde infatti che la ferrovia “può diventare un’opera utile, perché toglie traffico dalle strade. Ma per essere fruibile bisogna prima realizzare il quadruplicamento Rho-Parabiago”.
Conclude precisando che “a differenza della legittima posizione “contro” espressa dai comitati e da Legambiente, i Comuni (ricordo anche Somma, Gallarate e Cardano al Campo) hanno posto delle condizioni sul tema specifico delle compensazioni ambientali e della reale utilità di quest’opera, subordinandola al potenziamento dei collegamenti infrastrutturali già esistenti”.
Una sorta di strategia di previsione: “Anche se è un’opera a basso impatto ambientale, richiede ugualmente un “sacrificio” in un territorio che ha già dato abbondantemente alla causa Malpensa”. Ecco perché “ogni ulteriore richiesta in questi termini dovrà essere giustificata e garantita al mille per mille”.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’ex vicesindaco Marson: “È interessante che tutti diano per scontato che 4 chilometri di ferrovia, alla modica cifra di oltre 220 milioni di euro a totale carico dei contribuenti, sia cosa congrua”. Non solo: “Malpensa in 20 anni ha già subito quattro crisi.
E ancora nessuno si chiede come mai Klm preferì pagare penali milionarie pur di rompere l’accordo con Alitalia, che portava il dono di Malpensa 2000”. E affonda riguardo le ragioni che hanno portato al no: “I motivi non si rifanno certo al no del mio giardino, basterebbe anche solo leggere quello che ha scritto il Politecnico nell’analisi costi-benefici. Ma è più facile parlare per ideologia, piuttosto che sforzarsi di capire”.


