"La catastrofe è possibile". Parole più chiare di così non se ne potevano trovare.
A pronunciarle è Jacques Damas, amministratore delegato di Eurostar, società di trasporto che ha chiesto l’intervento dei governi nel tentativo di evitare il fallimento, dopo l’inevitabile crollo dei viaggi tra la Gran Bretagna e il continente europeo, che ha toccato il -95%.
L’operatore che gestisce i servizi attraverso il tunnel sotto la Manica, è controllato dalle SNCF che detengono una quota del 55% e oggi effettua solo due servizi di andata e ritorno al giorno. Il Belgio detiene una partecipazione del 5% dopo che il governo britannico ha venduto la sua quota nel 2015.
Secondo quanto si legge nel Financial Times, gli azionisti – che includono anche il gestore di fondi istituzionali canadesi Caisse de dépôt et placement du Québec e Hermes Infrastructure – hanno già iniettato 200 milioni di euro per sostenere la compagnia ferroviaria durante la crisi, ma la società ha svelato che “senza ulteriori finanziamenti da parte del governo, esiste un rischio reale per la sopravvivenza di Eurostar, la porta verde per l’Europa, poiché la situazione attuale è molto grave. Siamo incoraggiati dai prestiti garantiti dal governo che sono stati concessi alle compagnie aeree e chiediamo ancora una volta che questo tipo di supporto sia esteso alle ferrovie internazionali ad alta velocità”.
Le nuove restrizioni ai viaggi aggiungono ulteriore pressione su una situazione già particolarmente complessa. Christophe Fanichet, capo di SNCF Voyageurs, ha confermato da parte sua che Eurostar si trova in una situazione “molto critica”.
Ha inoltre sottolineato che parte dei problemi sono causati dal fatto che l’azienda è vista nel Regno Unito come una società francese e quindi non supportata dagli inglesi, mentre in Francia viene reputata un’azienda con sede nel Regno Unito, con comportamento identico. La società sta comunque negoziando prestiti nel Regno Unito, nonché una possibile ricapitalizzazione da parte degli azionisti.
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