«La risposta dovrà continuare a essere il lavoro sullo scaglionamento orario, perché l’offerta della mobilità non può essere elastica all’infinito».
Queste le pesantissime parole dell'AD di Trenord, Marco Piuri, rilasciate al Corriere della Sera.
«Il sistema ferroviario è più rigido di quello su strada, ma stiamo sfruttando al massimo la capacità dell’infrastruttura. Abbiamo potenziato il servizio già dal 13 dicembre, con quasi 2.200 treni in circolazione. Facciamo meno corse rispetto al 2019 (si tratta principalmente dei Malpensa Express e di alcune corse notturne) per potenziare le altre e garantire il 50% della capienza. Oggi offriamo, con 140 corse in meno, il 7% dei posti in più rispetto all’epoca pre-Covid. Abbiamo cercato di fare treni più grandi, con più posti, in particolare sulle direttrici principali».
Il tutto «aggiungendo vagoni o rinforzando le composizioni dei treni siamo arrivati a 1 milione e 41 mila sedili: 21 mila in più del 2019. Ogni giorno Milano è servita da 1.619 treni, uno ogni quarto d’ora. Nel resto della Regione, dove i treni sono più carichi di studenti, abbiamo previsto autobus di rinforzo per un totale di oltre 180 corse con bus».
La discussione passa inevitabilmente sul discorso scuola in vista delle possibili riaperture post vacanze di Natale.
«Su 100 viaggiatori, 30 sono studenti. Ma, di questi, due terzi sono universitari e un terzo studenti delle superiori. Per questo siamo tranquilli che quanto fatto finora possa rispondere alle esigenze della ripartenza scolastica dal 7 gennaio. Pre Covid portavamo 820mila passeggeri al giorno. Ultimamente viaggiamo su una media di 250-300mila. Per cui l’offerta attuale reggerà anche con il 75% di presenza in classe».
In caso di situazioni critiche «Per Milano abbiamo previsto col prefetto che, in caso di criticità, riserveremo alcune corse soltanto ad alcune categorie, come studenti o abbonati».
A detta di Piuri, tuttavia, «il Covid ha semplicemente accentuato un’esigenza che c’era anche prima. Pre-Covid i treni erano pieni al 30% e nelle ore di punta si saliva al 100-140%. Anche quando saremo fuori dall’emergenza, per garantire la qualità della vita e della mobilità bisognerà continuare a lavorare sugli scaglionamenti orari. Detto altrimenti: o si continua a regolare diversamente l’organizzazione oraria della vita sociale e lavorativa o la risposta per cui al crescere della mobilità l’offerta di trasporto pubblico cresce a sua volta non è una risposta reale».
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