Scenda ancora il numero delle E.444R ancora "vive" sui binari italiani.
Nella giornata di oggi altre due unità sono state inviate alla demolizione a San Giuseppe di Cairo.
Si tratta, questa volta, della E.444R.037 e della E.444R.104 che erano ferme da tempo a Milano Greco Pirelli.
La prima è una Reggiane - Marelli del febbraio del 1971 Riqualificata nell'agosto del 1994 mentre la seconda è una ASGEN - Reggiane del maggio 1974 Riqualificata nel marzo del 1992.
Come in ogni circostanza, anche questa mattina è stata inviata nel deposito meneghino una E.402B, nella situazione specifica la .119 e alcune vetture scudo.
Questa composizione è quindi stata incaricata di trainare il convoglio con i due rettili fino appunto a San Giuseppe di Cairo:
1º E.402B.119
2º E.444R.104
3º E.444R.037
4º UIC-Z 61 83 29-90 740-5
5º UIC-Z 61 83 29-90 752-0
6º UIC-Z 61 83 29-90 526-8
7º UIC-Z 61 83 29-90 742-1
8º UIC-Z 61 83 29-90 754-6
Qui le due macchine saranno inoltrate alla Vico per la riduzione volumetrica mentre il resto del treno farà ritorno a Milano.
Con la demolizione di queste due "Tartaruga", ne rimangono ancora soltanto 31, delle quali 24 accantonate a Milano Greco Pirelli, una a Martesana, tre a Roma San Lorenzo, una a Voghera e una Surbo oltre alla E.444R.106 ferma da qualche mese a Milano Porta Garibaldi.
A queste vanno ovviamente sommate le due finora in asset di Fondazione FS Italiane, ovvero E.444R.005 ed E.444R.046.
Stimando la partenza di due macchine al mese (salvo inattese accelerazioni), entro il 2024 tutte le unità rimanenti saranno demolite.
In tal senso è quindi fondamentale che la Fondazione FS Italiane si muova per tempo per salvare qualche altra unità perché un gruppo di 117 macchine (4 prototipi più 113 unità di serie) non può essere tramandato ai posteri solo da tre esemplari, uno dei quali peraltro statico.
A titolo di curiosità, anche in questa circostanza le due macchine inviate oggi alla demolizione non sono presenti nel nostro elenco in cui suggerivamo le unità da salvare in quanto storicamente rilevanti.
Almeno questa è una buona notizia.
Testo, foto e video di Igli Sheldija