“Noi siamo particolarmente critici sul PNRR perché, nel momento in cui esclude il Ponte sullo Stretto e, quindi, l’alta velocità e la continuità territoriale, la prospettiva di sviluppo della Sicilia, della Calabria e di tutto il Meridione sarebbe compromessa.

Auspichiamo quindi che ci possano essere interventi correttivi per inserire un’opera che riteniamo fondamentale per la crescita e lo sviluppo del nostro territorio”.

Queste le parole dell’assessore regionale alle Infrastrutture della Sicilia, Marco Falcone.

Alla Sicilia e alla Calabria vengono sottratti più di dieci miliardi di euro per opere che già esistevano. I trasporti, le strade, gli hub aeroportuali sono il cuore del rilancio della Sicilia. Con il Recovery Fund oggi abbiamo una occasione storica per il potenziamento delle strutture al Sud e per questo ho voluto chiamare a confronto esperti e rappresentanti della politica regionale e nazionale. Sono preoccupato perché nel PNRR italiano sono previste infrastrutture che erano state finanziate con altri strumenti”.

Lo ha affermato l’eurodeputato di FdI Raffaele Stancanelli, vicepresidente della Commissione Juri del Parlamento Europeo, allo stesso meeting. Ai lavori hanno partecipato, tra gli altri, il sottosegretario Giancarlo Cancelleri e il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché.

“Ho voluto questo convegno, trasversale tra tutte le forze politiche – ha aggiunto – per mettere in risalto questo grave problema a danno dei siciliani e dei calabresi. Sarà il primo di una serie che faremo nell’isola, per essere concreti sulle reali necessità della nostra terra”.

“Così facendo noi non avremo mai l’alta velocità in Sicilia”, ha spiegato il professore Matteo Ignaccolo.

Il docente ha proseguito: “I calabresi l’avranno fino a Villa San Giovanni e Reggio, ma i tempi di percorrenza in Sicilia saranno sempre antidiluviani. E non solo perché non esiste il Ponte sullo stretto, ma per gli interminabili tempi di percorrenza tra Palermo, Catania e Messina, che raggiungerebbero sempre le tre ore almeno. Permarranno quindi le difficoltà di oggi che continueranno a non stimolare li siciliani ad utilizzare la ferrovia che, stando ai programmi attuali, non sarà mai al livello delle esigenze della popolazione”.

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