Il Ponte sullo Stretto di Messina senza l'intervento diretto dello Stato.

Follia? Forse, ma questo il messaggio-shock che parte oggi da Catania e che viene anticipato da La Sicilia. Una posizione che supera, di fatto, il mancato inserimento dell’opera nei progetti del Recovery e che apre un nuovo scenario.

A lanciare la sfida, dice il giornale, sarà Pietro Salini amministratore delegato di WeBuild (ex Salini-Impregilo), capofila del general contractor Eurolink, ma anche protagonista della rinascita dell’ex Morandi.

A quanto apprende La Sicilia, ufficializzerà una disponibilità forte e chiara: «Noi il Ponte siamo in grado di farlo e si può partire anche subito». E, utilizzando il tanto decantato “modello Genova”, c’è anche una stima sui tempi: «Entro massimo quattro anni».

Il succo sarebbe questo: se WeBuild assicura di poter sostenere l’investimento (circa 4 miliardi) della “pura” costruzione del Ponte, restano quasi 2 miliardi di infrastrutture di terra, finanziabili con fondi che, se non dovessero ricevere ad hoc da Ue e Stato, Sicilia e Calabria potrebbero coprire in parte con risorse proprie e soprattutto rivolgendosi al mercato finanziario.

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