Con i nostri Ferroviaggi vi portiamo, stavolta, in un posto che non ha bisogno di presentazioni ma che vale comunque la pena trattare nelle nostre pagine.
Siamo stati infatti quattro giorni nella splendida Isola di Capri che ha un solo difetto, non ha ferrovie!
Il loro posto viene preso da una affascinante funicolare della quale, tuttavia, parleremo a tempo debito.
Ma come sempre, per quanto banale, partiamo dall’inizio.
Il nostro viaggio ha inizio in quel di Roma Termini dove prendiamo un treno AV che comodamente ci porta a Napoli Centrale.
Giunti nella stazione partenopea l’atmosfera è già notevole perché qui c’è aria di festa.
Il giorno dopo, infatti, la squadra di casa rischia di vincere il suo terzo scudetto e quindi tutto è addobbato per l’occasione.
Con un discreto coraggio dovuto alla distanza, decidiamo di arrivare al Molo Beverello a piedi, per immergerci in questa situazione che purtroppo per chi vive alle nostre latitudini si perde nella notte dei tempi.
Napoli è un groviglio di bandiere e nastri bianchi e azzurri e i disegni raffiguranti il volto di Maradona si alternano a quelli dei campioni di oggi.
Giunti al Molo troviamo facilmente l’imbarco per la nave di NLG che lascerà il porto all’ora di pranzo alla volta di Capri.
Facciamo i biglietti per due persone e un cane visto che anche stavolta avremo con noi il nostro compagno di avventure a quattro zampe.
Il nostro tagliando viene 24 euro mentre Jago ne paga solo 4,5.
Secondo alcune voci è richiesto un ticket anche per la valigia ma salendo a bordo non ci chiedono nulla, forse perché non siamo in alta stagione.
La navigazione è molto veloce e tranquilla. Il mare è quasi calmo perché la giornata è soleggiata per quanto ventosa. Siamo stati fortunati perché nei giorni precedenti era piovuto e, parole di chi vive a Capri, “sembrava inverno”.
Giunti sull’isola la prima bella sorpresa. L’albergo che ci ospita, Villa Sarah (villasarahcapri.com), ha mandato a prendere i nostri bagagli, quindi potremo raggiungere quella che per quattro giorni sarà la nostra casa senza troppo ingombro.
Per farlo arriviamo subito alla funicolare anche per lasciare il porto che è molto affollato e un po’ troppo turistico per i nostri gusti.
Il biglietto della funicolare costa 2,20 euro e a quanto ci dicono gli addetti i cani pagano solo se c’è troppa ressa (!).
Dobbiamo tuttavia, come è giusto che sia, condurre Jago al guinzaglio e mettergli la museruola, cosa che non sembra peraltro apprezzare molto.
Per fortuna il tragitto dura pochi minuti, trascorsi i quali la cabina si ferma e apre le porte permettendoci in pochi passi di trovarci nella piazza principale della parte alta di Capri.
Dal balcone antistante la vista è mozzafiato.
Si domina il porto mentre in lontananza si vede la terraferma, complice anche una giornata limpida grazie a un vento a tratti anche eccessivo.
Senza perdere tempo ci infiliamo per le strette vie che portano fuori dal centro storico non senza qualche iniziale errore.
Quel che capiamo subito è che saranno quattro giorni all’insegna delle camminate visto che non solo a Capri non ci sono sostanzialmente automobili né mezzi di trasporto alternativi ma soprattutto che i vicoli sono un continuo di salite e discese oltre che di scalini.
La vacanza è tuttavia all’inizio e le energie sono ancora molte, per cui raggiungiamo Villa Sarah piuttosto “allegramente”.
L’albergo a quattro stelle è composto da una struttura affascinante e molto caratteristica.
L’ampio salone di ingresso è anticipato da una piscina piuttosto grande che è attiva dal 1 maggio per coloro che vogliono cimentarsi con un’acqua ancora un po' troppo fredda per i nostri gusti.
Intorno alla piscina ci sono sedie, sdraio e ombrelloni che tuttavia permettono di approfittare delle giornate già abbastanza calde anche per prendere un po’ di sole senza fare il bagno, ma per ora il nostro obiettivo è “impossessarci” della stanza.
Ci viene assegnata una comodissima camera al piano terra, molto ampia, con anticamera e balconcino che affaccia sul giardino perimetrale, molto comoda anche per il nostro Jago che può subito mettersi “a quattro di spade” sul pavimento scaldato dal sole.
Non c’è molto tempo per riposarci, tuttavia, perché decidiamo subito di iniziare ad esplorare l’isola per quanto sia già pomeriggio inoltrato.
Percorrendo alcune viuzze dalla pendenza poco impegnativa giungiamo quindi in poco tempo all’Arco Naturale una struttura rocciosa formatasi a seguito di processi erosivi esogeni ed endogeni che ne hanno interessato le rocce.
La struttura, di natura calcarea, è larga 12 metri e alta 18 sopra il livello del suolo.
Dalla panchina messa strategicamente sulla terrazza che si affaccia sull’Arco, si gode la vista della prospiciente penisola sorrentina e delle isole Li Galli e si domina lo strapiombo denominato "o' funno" (il fondo), località un tempo molto apprezzata dagli abitanti dell'isola per le attività balneari.
La vista è splendida, la stanchezza inizia a farsi sentire e la fame anche per cui, dopo aver trascorso qualche minuto in religioso silenzio - “Enjoy the Silence”, cantano giustamente i Depeche Mode -, torniamo in albergo per andare a cena.
Ci sediamo in un locale molto grazioso vicino all’albergo dove prendiamo due piatti di pasta con sugo di pesce che come direbbero su Febbre da Cavallo “sembra vivo per quanto è fresco”.
Il costo per mangiare è tutt’altro che abbordabile, ma bisogna dire che qui, oltre alla popolarità dell’isola, pesa anche la natura stessa del luogo, dove tutto deve essere portato via mare con costi superiori alla media.
Gustata la cena e non prima di aver concluso la mangiata con due bei limoncelli, torniamo in albergo dove pernottiamo in un silenzio tanto surreale, per chi vive in città come noi, quanto corroborante.
La mattina ci svegliamo con comodo e facciamo una abbondante colazione.
Non manca niente nel buffet dell’albergo, ma la cosa che apprezziamo di più è che non ci sono sprechi. Le tavolate di una volta, col cibo che con il passare dei minuti si rovinava, sono solo un ricordo.
Ora, anche qui, si punta sulla razionalità. Quando qualcosa finisce viene fatto un “refill” senza sprechi inutili. In sostanza c’è tutto ma nella misura giusta.
Terminata la colazione ci mettiamo subito in marcia per continuare ad esplorare l’isola con due obiettivi, la Villa Lysis e la Villa di Tiberio (Villa Jovis).
Consigliati dai gentilissimi titolari dell’albergo, puntiamo subito sulla prima che poi, per mezzo di uno stradello molto panoramico, è collegata con la seconda.
Per raggiungerla ci avventuriamo per un dedalo di viuzze una più bella dell’altra e dovunque camminiamo siamo circondati di fiori, limoni grandi come bocce e un fantastico profumo.
La nostra scelta di evitare il centro dominato principalmente da negozi di altissima qualità, viene premiata dalla visione di panorami splendidi in un contesto di quasi totale solitudine.
Dopo aver percorso diverse centinaia di metri arriviamo quindi a villa Lysis, per visitare la quale paghiamo un biglietto dalla irrisoria cifra di 1,50 euro. I cani sono ammessi, sempre ovviamente al guinzaglio, e per loro l’entrata è gratuita.
Prima di accedere all’interno della villa ne esploriamo i confini e il prospicente giardino che si caratterizza per una vista che lascia davvero senza parole.
Siamo nel classico posto dove qualsiasi inquadratura è una cartolina.
Si potrebbe lanciare la macchinetta fotografica in aria con il tasto di scatto premuto e comunque, anche senza inquadrare, verrebbe fuori un capolavoro.
Apprezzata tanta bellezza entriamo nella villa che per quanto spoglia è a suo modo molto interessante.
Villa Lysis è un luogo speciale e misterioso, legato indissolubilmente alla figura di Jacques d'Adelswärd Fersen, il nobile parigino che si rifugiò in esilio volontario sull'isola di Capri per allontanarsi dagli scandali che lo avevano travolto in patria.
Costruita nel 1904 proprio dal Conte di Fersen, Villa Lysis ne rispecchia l'eclettica personalità: elegante, eccentrica, lussuosa, riservata e nello stesso tempo sfarzosa.
Qui il conte riuscì finalmente a godersi fino alla fine dei suoi giorni la sua storia d'amore con il giovane romano Nino Cesarini nella più totale intimità.
Ma oltre ad essere l'eremo di Fersen, Villa Lysis divenne anche punto di riferimento per artisti, intellettuali, poeti, scrittori che arrivavano a Capri e fin dagli inizi del Novecento cominciavano a frequentare l'isola e a decantarne la sua bellezza.
Roger Peyrefitte nella sua opera "L'esule di Capri" dà una descrizione molto precisa dell'interno della Villa.
Piano terra
Nell'atrio una scalinata di marmo con balaustra in ferro battuto adorna di pampini, portava al piano superiore; gli ingressi della veranda e del salone erano a sinistra; una biblioteca copriva le pareti di fronte. Nel centro sorrideva una copia del David di Verrocchio.
La veranda, lastricata di piastrelle azzurre con greche bianche, si stendeva davanti al salone che, con tre larghe finestre, si apriva su di una terrazza a balaustre verso il Golfo di Napoli ed il Vesuvio. Quattro colonne corinzie scannellate d'oro come quelle del peristilio, sostenevano un soffitto a cupola. In un angolo c'era una stufa.
Piano superiore
Al piano di sopra - uno solo - c'era prima di tutto la camera di Nino, con una terrazza; poi la vasta camera di Jacques che terminava ad esedra, con tre finestre verso il golfo e tre verso il Monte Tiberio.
Dall'altra parte del corridoio, una camera per gli ospiti e la sala da pranzo, servita da un montacarichi.
Seminterrato
Al seminterrato, le camere del personale, una seconda camera per gli ospiti e la fumeria d'oppio chiamata camera cinese.
Questa si trovava all'estremità degli archi che, a sinistra del peristilio, sostenevano la veranda e la terrazza della grande sala.
Le vaste dimensioni, il soffitto basso, le rocce che affioravano in un angolo, creavano una strana impressione.
Due colonne con motivi di liane sormontate da un enorme architrave con figure simboliche, isolavano una specie di patio illuminato da finestrelle rotonde con vetri gialli.
Sulle pareti scintillavano iscrizioni cinesi a lettere d'oro, incorniciate da mosaici.
In questa zona si trova l'elemento più interessante di questo quadro decorativo, una svastica centrale che decora la pavimentazione, simbolo che ben lungi da quello che diventerà negli anni seguenti, era sinonimo di rinascita e nuova vita, quella che Fersen aveva provato a fare propria nell’isola azzurra.
Fu in questa stanza che, il 5 novembre del 1923, Fersen, esteta, artista, esule, si sarebbe tolto la vita con cinque grammi di cocaina disciolti in un bicchiere di champagne.
Lasciata Villa Lysis, prendiamo un piccolo sentiero che si arrampica sulla montagna e che permette di vedere ancor più dall’alto il paesaggio in lontananza.
L’arrampicata è a tratti brusca, ma le nostre ginocchia reggono e Jago è ancora giovane, per cui riusciamo ad affrontarla senza troppi patemi. Del resto, ne vale assolutamente la pena.
Al termine del sentiero si giunge a Villa Jovis che è anche nota come la Villa di Tiberio.
A Capri, Tiberio aveva ben 12 ville, ma la principale era appunto Villa Jovis, costruita nel I sec. d.C. sull'estremo promontorio est dell'Isola.
Estesa su un'area di circa 7.000 metri quadri domina l'intero promontorio di Monte Tiberio e la conca che scende verso Cesina.
La vista che si può godere dal lato nord abbraccia buona parte del Golfo di Napoli, spaziando dall'Isola di Ischia fino a Punta Campanella, mentre il lato sud affaccia sul centro di Capri.
Le sue caratteristiche architettoniche ricordano quelle delle classiche ville del periodo romano, ma anche quelle di una piccola fortezza.
Al centro si trovavano le cisterne per la raccolta delle acque piovane, risorsa fondamentale su un'isola priva di fonti naturali, usate sia come acqua potabile che come riserva destinata alle terme che si articolavano nei classici ambienti del apodyterium, frigidarium, tepidarum e calidarium.
Sul versante ovest della villa trovava posto il quartiere servile e a nord l'alloggio dell'imperatore e dei suoi collaboratori più fidati, come l'astrologo Trasillo. Il versante est, invece, era occupato dalla sala del trono.
Scoperta nel XVIII secolo durante il dominio di Carlo di Borbone, Villa Jovis è ben conservata anche se numerosi reperti sono andati persi.
L’ingresso nella villa costa 6 euro, ma è gratis se avete quattro zampe e mangiate crocchette.
Prima di entrare a Villa Jovis è possibile anche passeggiare in un parco bellissimo ma ancora poco conosciuto con ingresso libero, il Parco Astarita.
Vale la pena fare questa piccola deviazione anche solo per raggiungere l'ultima terrazza del parco stesso, che regala una vista davvero spettacolare!
Durante la passeggiata qui si incontrano anche le caprette di Capri mentre pascolano liberamente!
Lasciata Villa Jovis la mattinata è andata e con essa anche l’inizio del pomeriggio per cui decidiamo di mangiare qualcosa a un chiosco che incontriamo lungo la strada per tornare verso l’albergo.
In pochi minuti siamo seduti a un tavolino che affaccia sul mare, con un bel venticello caldo a corredo, una spremuta con agrumi che hanno un sapore sentito raramente e due capresi che più buone non si può.
Dopo una abbondante rifocillata, continuiamo a immergerci nei vicoli dell’isola a ritmo molto blando avendo fatto metà pomeriggio.
Per quanto Capri sia relativamente piccola, per spostarsi da una zona all’altra si percorrono chilometri che si fanno sentire e quindi decidiamo di tornare in albergo per rilassarci un po’ a bordo piscina.
Del resto la vacanza è anche questo, non solo una corsa frenetica verso qualsiasi attrazione.
Riposandosi la sera arriva in fretta e c’è da pensare alla cena. La questione, tuttavia, si complica perché in serata c’è la partita di calcio del Napoli che, in caso di pareggio o vittoria, vincerebbe lo scudetto.
Ai capresi, va detto, questo evento scivola in maniera molto più soft che sulla terra ferma ma nella piazza principale è comunque stato allestito uno schermo gigante per la proiezione dell’incontro con l’Udinese.
Per evitare di finire nel mezzo del caos che è quanto di meno cerchiamo, decidiamo quindi di rimanere a mangiare in “periferia” e ne approfittiamo per provare due pizze che sono straordinariamente buone.
Nel mentre la squadra di calcio locale fa quel che deve fare ma essendo noi poco interessati rimaniamo in disparte in albergo vedendo da lontano i pochi festeggiamenti che vengono fatti sull’isola con qualche fuoco d’artificio e poco più.
Non è sera per immergersi nel centro e quindi concludiamo la serata guardando un programma su Sky, un comodo servizio offerto dall'albergo. Per vedere Capri di sera, del resto, ci sarà tempo l’indomani.
Dopo una buona dormita e una altrettanto buona colazione approfittiamo per girare un po’ per le vie del centro prima che la folla si svegli. Del resto è venerdì e i turisti del week end a breve inizieranno ad affacciarsi. Ci addentriamo quindi per le stradine intorno alla piazza principale, girando per i negozi e constatando che ovviamente quello che vendono è tutto ben oltre la nostra portata.
Del tempo, tuttavia, decidiamo di “perderlo” ai Giardini di Augusto. Iniziati da Friedrich Alfred Krupp, l'industriale tedesco dell'acciaio che agli inizi del XX secolo acquistò alcune proprietà sull'isola con l'intenzione, che poi non si realizzò, di costruirvi una villa, furono rinominati Giardini di Augusto dall'amministrazione comunale, in onore del primo imperatore romano.
Per accedere e vederli si paga un euro e cinquanta centesimi e i cani sono ben accetti, anche se c’è una fila notevole per fare i biglietti.
Il percorso all’interno dei giardini è molto breve anche se i fiori che si incontrano sono a dir poco meravigliosi, ma la vera ragione per andare a vederli è la vista che li circonda.
Da essi, infatti, si può godere di una panoramica a 180 gradi dell'isola di Capri, con scorci su monte Solaro, sulla baia di Marina Piccola, su via Krupp (purtroppo chiusa per rischio frane ma forse sarà riaperta a breve) e sui celebri Faraglioni.
Terminata la visita ai giardini prendiamo proprio la via dei Faraglioni.
Per raggiungere queste formazioni rocciose si percorre una lunga strada che porta a una piazza senza uscita che affaccia proprio su di essi.
Una strada laterale, tuttavia, piuttosto poco battuta, permette di “avvicinarsi” per ammirarli più approfonditamente.
Queste sporgenze sono identificate con tre nomi distinti: il primo (unito alla terraferma) è il Faraglione di Terra; il secondo, separato dal primo dal mare, è quello di Mezzo; mentre il terzo, proteso verso il mare, è il Faraglione di Fuori. Quest'ultimo è molto noto poiché è l'unico habitat della famosa lucertola azzurra.
Lungo la via bassa dei faraglioni è facile sedersi su una panchina e semplicemente gustarsi il silenzio e il tramonto che lentamente oscura i tre giganti.
Anche il terzo giorno a Capri si sta consumando ed è ora di pensare alla cena. Optiamo per un ottimo ristorante dove puntiamo ancora una volta sul pesce con, tra l’altro, un tonno alla griglia appena pescato che definire strepitoso è riduttivo.
La serata prosegue quindi girando per le vie del centro città con l’oscurità che le rende ancora più affascinanti, anche grazie al fatto che in questo periodo Capri vive molto di un turismo mordi e fuggi e la sera l’isola si svuota.
Sarà l'atmosfera, sarà il fatto che siamo praticamente soli, ma camminare per le vie dell'isola dopo la cena è meraviglioso.
Il silenzio "copre" i rumori del giorno, un venticello caldo accompagna la camminata e persino Jago smette di tirare, forse pure lui sentendo un po' di stanchezza.
In questa circostanza, se il paesaggio intorno all’isola si fa buio, sono le strade stesse a illuminarsi, permettendo rilassanti camminate sempre però incentrate su continue salite e discese che mettono a dura prova le nostre gambe.
Alla fine, senza nemmeno rendercene conto, scopriamo di aver “macinato” oltre 10 chilometri al dì a piedi e appurato che è la terza volta di fila optiamo per andare a dormire visto che quello successivo sarà anche il giorno del ritorno.
Il tutto, però, non prima di aver apprezzato alcuni scorsi davvero notevoli, che sono resi ancora più evidenti dalle vetrine dei negozi permanentemente accese.
Come sempre al Villa Sarah si dorme meravigliosamente e, provare per credere, la mattina si viene svegliati dal canto degli uccelli!
Preparata la valigia la lasciamo alla reception pregandoli di farcela trovare al molo per le 13.40 per il traghetto che ci riporterà a Napoli ma la mattinata è ancora dedicata per qualche giro.
Per prima cosa, liberi dal bagaglio, ci rechiamo in una pasticceria locale dove prendiamo un vassoio di Caprilù e di Nocciolati, vere specialità del luogo, assieme a una piccola pastiera.
Poi, su suggerimento dell’amico albergatore, saliamo verso il Belvedere di Punta Cannone.
Per farlo ci immergiamo nella Capri più originale, fatta di vicoli ancora più stretti e chiusi di quelli visti finora, di porte di case autentiche e più lontane dal lusso che si incontra in centro.
La camminata per raggiungere il punto panoramico non è lunghissima ma è comunque un po’ stancante, forse anche per la fatica accumulata nelle gambe nei giorni precedenti.
La vista una volta giunti a destinazione mette però tutti d’accordo.
Si è come sospesi a metà tra il mare e il cielo. E davanti ad un panorama che va dal centro di Capri ai Giardini di Augusto, dai Faraglioni a Via Krupp, da Tragara a Marina Piccola.
Tutto è letteralmente spettacolare, quasi irreale al punto da sembrare quasi un dipinto ed è forse proprio per questo che questo slargo viene anche chiamato Piazzetta degli Artisti.
Il tempo a nostra disposizione è terminato per cui torniamo in centro e prendiamo la funicolare che ci riporta al porto.
Al molto 4 c’è la nave di NLG che ci attende assieme alla nostra valigia per riportarci a Napoli.
Dopo 50 minuti di navigazione e col biglietto pagato inspiegabilmente qualche euro in meno rispetto all’andata, arriviamo al Molo Beverello.
Qui optiamo per un viaggio in metropolitana che ci porta a Napoli Centrale e quindi al Frecciarossa che ci conduce a Roma.
Scopriremo l’acqua calda ma Capri ci ha davvero lasciato senza parole. Una bellezza unica da vedere almeno una volta nella vita.
Ora non ci resta che tornare per vedere anche Anacapri!