È proseguito lunedì scorso in tribunale a Lodi il processo per il deragliamento del treno Frecciarossa avvenuto a Livraga il 6 febbraio 2020.
Sono stati ascoltati i testimoni e ad essere interrogati sono stati operai, manutentori e controllori al lavoro la notte dell'incidente.
Ciò che è sembrato emergere in aula è che il problema al deviatoio poteva essere notato e risolto, ma una serie di pratiche adottate avrebbero portato alla tragedia.
Molto spesso si è parlato di metodi di lavoro basati su abitudini e di controlli basati sulla fiducia nell'operatore di turno.
Un manutentore ha ricordato di avere sostituito in carriera altri attuatori Alstom con fili invertiti.
Molto spesso in questi casi si sostituiva direttamente tutto l'attuatore, oppure si aprivano quest'ultimi e si controllava visivamente (quindi in piena notte e luce in mano, mentre questo era già sul binario) i fili interni, “morsettando” se si trovassero fili da aggiustare.
Quella sera venne chiesto di controllare il deviatoio 5, ma lui avrebbe riferito di non potersene occupare, essendo al deviatoio 6, la stessa notte poi non vi sarebbero stati segnali di guasti dall'attuatore.
Un responsabile della sala operativa di Bologna, addetto al controllo dei deviatoi, avrebbe raccontato come la notte del 6 febbraio gli sarebbero arrivate comunicazioni dagli operai in loco, in particolare di mettere il deviatoio normale o in posizione “a rovescio”, e lui semplicemente avrebbe eseguito senza sapere come era effettivamente il deviatoio (ora, dopo il disastro, chi sta in sala di controllo guarda direttamente il deviatoio, un operatore in loco controlla visivamente e manda una fotografia).
Un operaio gli avrebbe detto che il deviatoio non funzionava, ma poi gli avrebbe confermato che era in maniera corretta.
La prossima udienza è prevista per martedì prossimo.
Fonte Il Giorno