Un milione di passeggeri provenienti da tutto il mondo – di cui 300mila italiani - ha viaggiato nell'anno appena trascorso sul trenino rosso del Bernina, Patrimonio dell'Umanità Unesco.
Un dato impressionante per il vettore elvetico che costituisce la molla anche per lo sviluppo turistico di Tirano.
Basta infatti andare al capolinea ogni giorno per vedere quante persone salgono sulle carrozze per raggiungere i 2253 metri dell'Ospizio Bernina, il punto più alto della Ferrovia, ridiscendere nella Vallata del fiume Inn e arrivare a Sankt Moritz.
I risultati dei flussi del 2023 da una parte rendono orgogliosi i vertici della compagnia ferroviaria svizzera, dall'altra inducono a fare qualche riflessione in previsione futura e generano qualche preoccupazione.
La richiesta di posti elevatissima durante i fine settimana e i ponti festivi crea problemi in merito alla capienza dei treni classici: il trenino rosso, per intendersi, fa parte della categoria dei treni regionali e pertanto è di libero accesso, anche senza garanzia di posto a sedere. È ovvio che chi desidera provare questa esperienza, che ha un certo costo, non immagina di doversi sobbarcare un viaggio di più di due ore restando in piedi.
«Questo è un problema di non facile risoluzione - spiega Paolo Sterli, dirigente di produzione per la regione Grigioni della Ferrovia Retica - ma che dobbiamo cercare di affrontare e di risolvere almeno con soluzioni “parziali”, in attesa della modifica sostanziale dell’orario prevista gradualmente dal 2026-2027. In valutazione l'incremento di nuovi treni con l’obiettivo di creare un orario cadenzato ogni trenta minuti, anziché ogni ora come attualmente.
Nel frattempo la Ferrovia retica sta proponendo come alternativa la tratta dell’Albula e sta cercando di incentivare i viaggi durante la settimana specialmente per le categorie di persone che sono già al beneficio della pensione e che corrispondono ad una percentuale abbastanza importante dell'attuale clientela.