Questa mattina il Consiglio di amministrazione della Società Stretto di Messina ha approvato l’aggiornamento del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto.

Dopo l’approvazione del progetto esecutivo, a giugno dovrebbe partire il cantiere.

Dunque, almeno per il momento, non c'è nessuna prima pietra, ma l’avvio di tutte le opere propedeutiche, come bonifiche, indagini archeologiche, geognostiche e geotecniche, predisposizione dei campi base.

«È un grande risultato – dice l’Ad della società Pietro Ciucci – ottenuto in pochi mesi grazie all'impegno del governo, in particolare del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e al lavoro del Contraente generale Eurolink, della Società Stretto di Messina e dei nostri altri contraenti ed esperti nelle diverse discipline ingegneristiche legate al ponte.

Si conferma un progetto straordinario, tecnicamente all'avanguardia e di riferimento a livello internazionale. Dopo i molti ponti “Messina Style” costruiti nel mondo, è il momento di realizzarlo nello Stretto di Messina».

Riparte dunque oggi l’iter dell'opera, che deve però fare i conti con una serie di incognite, prima tra tutte i costi dell’opera che non devono lievitare oltre il 50% di quelli previsti dalla gara iniziale pena l’annullamento di tutto l’iter con l’avvio di una nuova procedura di evidenza pubblica.

Nei prossimi mesi, sarà la Società Stretto di Messina a predisporre il piano economico-finanziario «dal quale risulterà l'intera copertura del fabbisogno finanziario dell'opera attraverso i fondi già stanziati dalla legge di Bilancio 2024, unitamente alle risorse derivanti dall'aumento di capitale della Stretto di Messina già realizzato e dalla redditività complessiva attesa dal progetto», si legge in una nota della committente.

l costo iniziale si aggirava intorno agli 8,5 miliardi nel 2011, mentre oggi sale a 13,5 miliardi, più un altro miliardo di opere accessorie. La legge di Bilancio ha stanziato 11,630 miliardi di euro fino al 2032, di cui 9,3 miliardi a carico dello Stato, 718 milioni sul Fondo di sviluppo e coesione e un altro 1,6 miliardi che peseranno sulle casse di Calabria e Sicilia.

Quest’anno sono disponibili in cassa 780 milioni di euro.

L'articolo integrale su il Sole 24 Ore.

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