Un report, mai parola più azzeccata, sull'Alta Velocità italiana.
Questo quanto realizzato da Milena Gabanelli nel suo Dataroom sul Corriere della Sera.
I dati che vengono fuori non sono eccezionali ma a chi mastica di ferrovie non sono tutto sommato nuovi.
Scrive la giornalista sulla edizione on line: "Trenitalia, nella relazione sulla qualità dei servizi, pubblicata nel 2023 (dati 2022), dice che l’1,9% delle Frecce viaggia con un ritardo superiore ai 60 minuti, mentre il 98% arriva con un ritardo compreso tra zero e 60 minuti».
Aggiungendo che in questo calcolo «sono compresi anche i treni che arrivano in orario».
Ma come si può ben capire, tra zero e 60 minuti, c’è un buco nero. E allora quali sono i veri ritardi?
Ci vuole un po’ di tempo, ma si può scoprire consultando l’unico sistema «aperto» riservato al cittadino-viaggiatore: il portale «Viaggiatreno» di Trenitalia".
Quel che viene fuori è che sulla Venezia - Milano "nei 10 giorni di rilevamento del mese di novembre il dato è impietoso" e "nei 10 giorni di dicembre di rilevamento (le cose, ndr) non vanno meglio".
Non va meglio nemmeno tra Roma e Milano e tantomeno tra Roma e Reggio Calabria e non si salva, va detto, nemmeno Italo.
Il concorrente della compagnia di bandiera "uno strumento di verifica analogo a quello di Trenitalia non ce l’ha, e per sapere l’orario esatto di arrivo di un treno occorre avere il biglietto in mano.
Dobbiamo quindi fidarci di quello che dice la società NTV, e nell’ultimo rapporto sulla qualità del servizio (2022) riferisce che su tutta la rete sono arrivati in ritardo il 61,4% dei suoi treni: il 58,3% entro un’ora dall’orario previsto; il 3,1% oltre un’ora".
La compagnia dei treni bordeaux va però oltre.
"Nel documento Quality Report di Italo si legge che le cause dei ritardi sono così distribuite: il 16,1% per cause esterne; il 61,4% per colpa di RFI; 13,1 per colpa di altre compagnie; il 9,3% a causa di Italo stessa. Quindi per Italo la colpa è soprattutto del gestore della rete".
Gabanelli non si limita ad elencare i dati ma cerca anche di trovare qualche spiegazione.
"Numeri alla mano il traffico è letteralmente esploso: sulla tratta Milano-Roma si è passati da 1 milione di passeggeri del 2009 ai 3,6 milioni del 2023, e il numero dei treni da 16.439 è salito a 51.358".
Ma non è tutto.
Secondo la giornalista del Corriere "si aggiunge la carenza di manutenzione, che comporta un aumento dei guasti all’infrastruttura e ai treni.
Inoltre: eliminati i presidi dalle stazioni, è aumentata la presenza di estranei e animali sui binari.
Risultato: in un modello di esercizio che prevede, nelle ore di maggior traffico, 12 treni all’ora per senso di marcia, il problema a un convoglio li rallenta tutti".
"Una delle chiavi di lettura della crisi del sistema, spiega il professor Paolo Beria, docente di Economia e Pianificazione dei trasporti al Politecnico di Milano che da anni monitora i prezzi dell’alta velocità «è che la vera concorrenza sull’Alta velocità, Italo e Trenitalia non l’hanno giocata sui prezzi ma proprio sulla quantità delle corse.
È la cosiddetta concorrenza di Cournot: una gara ad occupare più spazio possibile, per ampliare al massimo l’offerta e la capacità di raccogliere clientela».
Il cliente guarda gli orari, vede che ci sono tante partenze, ed è molto contento, ma alla fine se deve arrivare puntuale al lavoro o prendere una «coincidenza» è costretto a prendere il treno prima".
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