Doccia fredda per la Capitale, che cerca in ogni modo di risollevarsi e risollevare la sua immagine agli occhi del mondo.
L’apertura della tratta T3, San Giovanni-Fori Imperiali, prevista per il 22 settembre 2020 slitterà di quattro anni arrivando pertanto a ridosso del Giubileo 2025 e aprendo, se tutto va bene, il 12 novembre 2024.
Questo ha messo nero su bianco Roma Metropolitane, stazione appaltante del progetto, in un atto amministrativo inviato al contraente generale, il consorzio Metro C, lo scorso 13 ottobre. L'istanza di proroga era stata avanzata a luglio dalla stessa Metro C che aveva a sua volta fatto presente una serie di impedimenti al rispetto dei termini del cronoprogramma fissati nel 2013.
Due su tutti: i ritrovamenti archeologici alla stazione Amba Aradam che hanno fermato il cantiere per tre anni, e le sospensioni parziali delle attività di scavo delle Tunnel Boring Machine (TBM) tra luglio 2019 e agosto 2020.
Nel mezzo anche alcune varianti approvate e in corso di istruttoria sulla tratta, che però peserebbero non più del 5% sul totale. Mentre l’aumento delle tempistiche è del 60% rispetto alle stime iniziali di sette anni.
A pesare sulla proroga sono piuttosto i rallentamenti burocratico-amministrativi, di competenza capitolina, sull’iter generale. La stessa Roma Metropolitane parla di "disconoscimento dei ritardi attribuibili al contraente generale".
Un notevole aggravio di spesa per l’amministrazione capitolina, conteggiabile in 700 milioni di costi extra maturati in 14 anni di lavori, e oggetto di contenzioso tra Roma Capitale e il contraente. Al tale riguardo è dello scorso aprile la sentenza della Corte d’Appello che condanna Roma Metropolitane al pagamento di una parte degli oneri aggiuntivi.
Foto Consorzio Metro C