Aggredito da un passeggero per avergli chiesto di indossare la mascherina.
Questa la denuncia di Marco Crudo, 37 anni, capotreno nel trasporto regionale lombardo, che ha scritto un lungo post su Facebook per raccontare la vicenda, avvenuta nei giorni scorsi a Milano.
«In sedici anni di onorato servizio sui treni - afferma Crudo, che sui social si presenta come «capotreno, studente, attivista LGBT+ e appassionato di musica» - non ho mai avuto un’esperienza più frustrante e spaventosa (neanche dopo aver elevato multe da centinaia di euro). Doveva arrivare una pandemia a portare con sé questa follia generalizzata. Una follia che mi costringe tutti i giorni a fare le vasche su e giù per i corridoi del treno per ricordare a decine e decine di persone di indossare correttamente la mascherina».
Arriva poi il racconto quasi surreale del capotreno.
«"Guardi che se non indossa la mascherina devo farla scendere alla prossima fermata oppure mi costringerà a chiamare la polizia". "Ma quale c... di polizia?". Si alza e mi viene addosso. Cerco di allontanarmi e col telefono in mano inizio a comporre il numero di emergenza. Lui però si mette a urlare e mi spinge a braccia spalancate e avvicinandosi sempre di più col petto in aria di sfida contro la parete del treno.
Tengo d’occhio le sue mani per paura possa tirar fuori un’arma di qualsiasi genere, perché, vista la reazione, ha tutta l’aria di uno che può possederne. Nella vettura c’è una sola persona, ma non interviene. Cerco di divincolarmi, lui mi sta sempre più attaccato, mi copro il viso con le mani, anche per evitare che mi respiri addosso, e lui urla: “chi c... chiami, fro...?”.
Gli dico di calmarsi e riesco a scappare a tre vetture di distanza. Lui non mi segue, probabilmente perché ha con sé una bicicletta dalla quale non vuole separarsi. Richiedo immediatamente l’intervento della Polfer ma si aprono le porte perché siamo arrivati alla stazione successiva (...) L’unico testimone presente dice di non aver capito nulla (pur avendo visto tutto). Sono ancora sotto sopra. Riprendo a respirare lentamente. Ma riparto. Dieci minuti dopo la polizia mi richiama. L’hanno preso. L’hanno denunciato. Domani io farò lo stesso».
Ma non solo mascherine non messe.
«Chi mangia, chi parla al telefono e se l’abbassa, chi se la tiene sotto il naso, e poi ci sono i delinquenti veri e propri, come quello che ho avuto la sfortuna di incontrare sulla mia strada oggi. E siamo in Lombardia. A Milano. Migliaia di casi al giorno. Roba - conclude Crudo - che non dovrebbe girare praticamente nessuno.
Ma io sono un privilegiato. Il capotreno che ha lo stipendio fisso.
Il capotreno che ha un’area riservata per poter avere un minimo di protezione in più (dovendo stare sui treni per otto ore) e che quando chiede alla gente cortesemente di spostarsi altrove, con il treno mezzo vuoto, come risposta riceve lo sbuffo, se non la contestazione, perché non è giusto che noi abbiamo il posto riservato e loro no.
Dimenticati nel primo lockdown, e ancora di più durante il secondo, è vero che abbiamo ancora un lavoro, a differenza di altri, ma è un lavoro che non è più lo stesso.
Se uno prova a farlo con coscienza, controllando almeno che non vi sia sovraffollamento o gente senza mascherine, è molto probabile che possa incontrare elementi come quello che ho beccato io, oltre che rischiare quotidianamente di ammalarsi. E prendermi il Covid, gli insulti, le spinte, le minacce o una coltellata, non rientra tra le mansioni per le quali sono pagato».