"Binari danneggiati per 96 chilometri. Traverse in legno fradice, da sostituire. Sistemi di scambio arrugginiti, da cambiare. Pali della luce che sprofondano nel terreno".
Inizia così il desolante resoconto del Corriere dell'Umbria sulla tratta ex Fcu tra Ponte San Giovanni e Terni e tra Sansepolcro e Città di Castello che "non è soltanto chiusa. È abbandonata".
La situazione attuale vede "vegetazione alta più di un metro sulla sede ferroviaria, stazioni diventate riparo per accampamenti e discariche di lavori edili davanti alle fermate" con "i 240 milioni necessari per riaprirla con tutti i crismi di una direttissima e anche i 66 per permettere il passaggio dei treni a velocità ridotta" che per questi ed altri motivi "lievitano di 10".
Del resto, prosegue il Corriere dell'Umbria "all’altezza di Papiano la massicciata intorno ai binari cede. Tra Todi e Terni i binari sono piegati. I tratti dritti sono arrugginiti. Vanno sostituti tutti. Alla fermata di Fratta Todina c’è una discarica di rifiuti edili tra la stazione e la rimessa. Sempre a Papiano la stazione è stata vandalizzata, dentro la sala d’attesa ci sono feci ed escrementi, un problema di salute pubblica. Ci sono anche segni accampamenti".
Non male per una tratta che "dall’aprile 2018 con decreto interministeriale è stata inserita nelle “strutture di interesse nazionale” di Rfi, giusto lunedì è stata definita dal ministro agli affari regionali, Francesco Boccia, “prioritaria”. Figuriamoci se non lo era: su 153 chilometri, 96 sono chiusi da tre anni (attivi solo bus sostitutivi), cinque sono bloccati dal 2015 per lavori e sui 52 aperti si procede a 50 km/h".
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