La risposta, ve lo diciamo subito, non la abbiamo, ma indubbiamente il quesito rimane.
La ferrovia negli ultimi anni ha fatto passi da gigante dal punto di vista della sicurezza, della velocità, dei servizi a bordo, dell'intrattenimento e della comunicazione, ma forse ha rinunciato alla versatilità che era uno dei suoi maggiori punti di forza.
Più si va avanti e più il concetto di treno a materiale ordinario, costituito da un locomotore con più carrozze, si riduce, lasciando sempre più spazio alle composizioni bloccate. Un vantaggio sotto tanti aspetti, intendiamoci, ma quel che si guadagna in manutenzione, in uniformità di pezzi di ricambio e in tempi di disponibilità dei mezzi lo si perde però, per l'appunto, in quella versatilità che oggi farebbe molto comodo e che in futuro potrebbe risultare addirittura indispensabile.
Da ultimi lo hanno scritto anche i sindacati in una nota pubblicata nei giorni scorsi. Per arginare il Coronavirus "la composizione dei treni, oggi bloccata nelle 24 ore, dovrà essere modellata rispetto alle esigenze commerciali quindi sarebbe opportuno ripristinare la possibilità di integrare o ridurre la composizione dei treni".
Facile a dirsi, meno a farsi. Già oggi le composizioni bloccate costituiscono la gran parte dei treni in circolazione sulla nostra rete ferroviaria, con una percentuale destinata a crescere con la consegna dei nuovi convogli del servizio regionale che inesorabilmente sono destinati a tagliare fuori altre composizioni a materiale ordinario.
Un'ottima novità per i pendolari che passano dalle carrozze a Due Piani Casaralta ai Rock e dalle carrozze a Piano Ribassato ai Pop, meno, ribadiamo, per la capacità di modificare in corsa la dotazione di posti a seconda delle esigenze, visto che questi nuovi treni così nascono e così sono destinati a rimanere salvo modifiche importanti.
Del resto, un'altra cosa che non aiuta è la decisione presa negli anni passati di realizzare o trasformare le carrozze per servizi veloci con il salone unico.
Una scelta comprensibile sotto tanti punti di vista, dalla facilità di pulizia al maggior numero di posti a sedere disponibili, ma che oggi sarebbe comodo se non fosse stata mai messa in atto. Scrivono sempre i sindacati che "all’interno delle vetture si dovranno predisporre delle pareti in modo da separare i vari posti a sedere; diciamo una specie di ritorno al passato dove le vetture erano costituite da compartimenti".
Insomma la ferrovia è andata avanti e ha preso una strada dettata da logiche commerciali ma anche dalla praticità. Questo, però, sembra scontrarsi con i "capricci" della natura che quando vuole fa quel che ritiene più opportuno.
Si dovrà pensare a un ritorno al passato? Si dovrà trovare il sistema per arrivare a una salomonica via di mezzo? La risposta, come detto a inizio articolo, noi non la abbiamo, ma se volete il dibattito è aperto.