Andrea Gibelli, presidente dell’Asstra, l’associazione che riunisce le società di trasporto locale e del gruppo FNM, interviene sul dopo emergenza Coronavirus.
“Se pensiamo a un modello di ripartenza basato sul mondo precedente, commetteremmo un errore. Le 150 imprese di mobilità che rappresento spostavano ogni anno 5,4 miliardi di passeggeri. Come la popolazione mondiale. È evidente che non sarà più così”, dice Gibelli.
Aggiunge: “Bisognerà riconfigurare le imprese, il mondo del lavoro. Mobilità e lavoro sono due facce dello stesso cambiamento. Come settore perdiamo 200 milioni al mese, siamo a 600 milioni prima dell’estate. Se non c’è un intervento, a settembre rischiamo di non riaprire, è a rischio la continuità aziendale del trasporto pubblico. Ma questa è l’emergenza. Il punto è ragionare e stabilire come ripartire”.
Sarebbe necessaria, spiega, una cabina di regia che riunisca società di trasporto, Università, soggetti di rappresentanza, da Confindustria a Confartigianato, per definire quale possono essere le modalità di ripresa.
“Quelli che io definisco i cambiamenti a zero budget, non solo soldi, ma soluzioni nuove. Penso alla scuola e agli uffici. È chiaro che con le nuove modalità di distanziamento sociale e di prevenzione dei rischi di contagio un autobus non potrà che viaggiare con un terzo dei passeggeri. Ora il picco avviene tra le 7.30 e le 8,30. E lo stesso avviene alle 18. C’è una sola strada: cambiare la curva di distribuzione del trasporto, renderla più lineare. Significa che con la crescita del lavoro in remoto bisogna redistribuire l’orario di lavoro nell'arco della giornata.
E penso anche alla scuola. Ora c’è la didattica a distanza, se bisognerà non concentrare i ragazzi nelle aule, bisogna pensare a una scuola che sia attiva anche di pomeriggio. Solo in questo modo la mobilità potrà essere garantita con regole di sicurezza. In questo modo possiamo dimezzare i picchi, e il movimento urbano si può gestire. Nessuno di noi sa come riprenderà la vita delle città, ma il salto tecnologico di questo mese equivale a un salto di 30 anni.
Da questa tragedia che ci colpisce, bisogna trovare il modo per uscirne. E pensare a una vita 2.0. Lo dico da cittadino di un luogo come Lodi, particolarmente colpito. È un tempo nel quale le cose straordinarie diventano ordinarie. Un’economia fondata sulla mobilità, avrà bisogno di nuovi equilibri. Prima ci pensiamo, meglio sarà”.