A distanza di qualche tempo dall'ultima volta, si torna a parlare di reclutamento sui binari.
Ne dà notizia Fortune nella sua edizione italiana, secondo la quale il programma di reclutamento avviato ad inizio d’anno dall’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Gianfranco Battisti, starebbe arrivando a regime creando non pochi problemi agli operatori del settore cargo, che stanno valutando reazioni.
Secondo Fortune, raccogliere le lamentele degli operatori è stata la deputata Raffaella Paita del Pd che in una interrogazione al ministro Danilo Toninelli parla di “oltre duecento macchinisti di cui almeno 2/3 del settore cargo che sarebbero stati interessati dalle procedure selettive. In caso di esito positivo le imprese di provenienza dei macchinisti perderebbero circa il 25-30% dei conduttori”.
Secondo le indiscrezioni raccolte verrebbero lasciate su un binario morto e non in grado “di rispettare i contratti già in essere in un momento di forte calo del mercato che negli ultimi anni, è passato dai 70 milioni di treni chilometri prodotti nel 2007 ai 48 milioni di treni chilometri prodotti nel 2018”.
Del resto, una spiegazione viene fornita da Giuseppe Rizzi, segretario di FerCargo, l’associazione sindacale dei trasportatori su ferro, secondo il quale: “per formare un macchinista ci voglio fino a 24 mesi e un costo che può arrivare a 12.000 euro e alcune imprese associate si sono ritrovate on decine di dipendenti in meno. Dopo aver scritto al ministro Toninelli stiamo valutando se c’è la possibilità di ricorrere all’Antitrust o ad altre autorità”.
Chi non ne dovrebbe risentire è Italo, la principale compagnia di trasporto viaggiatori concorrente, che aveva avuto lo steso problema nel 2016.
Per conto suo, FS spiega: “come tutte le altre aziende anche noi cerchiamo prima personale già formato tanto più perché siamo in concorrenza. Sui binari italiani si muovono più operatori, il settore è liberalizzato dal 2001 e ci fanno la concorrenza”.


