Ferrovie Nord potrebbe essere riclassificata come azienda statale per far tornare i conti del Governo.
Questo l'allarme lanciato dai sindacati confederali Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uil-Trasporti e raccolto da Il Giorno che per mezzo di una nota unificata segnalano le loro perplessità nell'apprendere che l'azienda ferroviaria controllata dalla Regione Lombardia potrebbe presto essere parificata ad un’amministrazione pubblica così come Rete Ferroviaria Italiana.
Va detto che al momento, nonostante l'indiscrezione sia stata rilanciata da diversi media, di concreto c'è una nota informativa trasmessa dall'Istat in accordo con Eurostat, ma nessun decreto al varo.
Nonostante ciò, i sindacati hanno chiesto un incontro il con il vicepremier Luigi Di Maio ed il ministro Giovanni Tria.
Scrivono le associazioni sindacali nella nota riportata dal quotidiano: "Se a tale operazioni dovessero seguire i decreti di riclassificazione, ci troveremmo di fronte a certi e notevoli rischi sia per la tenuta del Gruppo FS che del Gruppo FNM; inoltre sarebbe esposta a seri rischi l’occupazione di oltre 100mila lavoratori tra diretti e indiretti e l’intero sistema della mobilità italiana.
Ci sarebbero notevoli impatti sulla governance delle società che, rientrando nel perimetro della pubblica amministrazione, sarebbero soggette a tutti i relativi vincoli. A questo si aggiunga la limitazione del turnover".
Come riporta il quotidiano Il Giorno, Luca Stanzione, segretario generale della Filt Milano, va oltre: "Se Ferrovie Nord dovesse essere assimilata, dovrebbe sottostare agli stessi vincoli della pubblica amministrazione e, in particolare, ai vincoli sulle assunzioni e sul turnover del personale, ma anche ai vincoli sugli appalti e ad un contratto che, a quel punto, dovrebbe cambiare. Si tratta di vincoli della quale Ferrovie Nord non ha bisogno, che non rispondono a logiche di sviluppo".
Secondo Stanzione si tratterebbe di "una scelta finalizzata a far aumentare “il capitale” dello Stato in un momento in cui il Governo nazionale, come noto, ha deciso di andare in deficit".
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