A poco più di 70 giorni dalla Brexit, e dopo la bocciatura dell'accordo tra Ue e Regno Unito, i Paesi dell'Unione si preparano allo scenario peggiore.
In particolare Olanda, Belgio e Francia, che assieme all'Irlanda sarebbero i Paesi più colpiti e con le frontiere più esposte in caso di Brexit senza accordo, sono già in fase avanzata nelle procedure di rafforzamento e ripristino dei controlli doganali in particolar modo nei porti di Rotterdam, Anversa, Calais e Dublino, gli scali attraverso cui passa la maggior parte degli scambi commerciali col Regno Unito.
Parigi che ha previsto l'assunzione di 700 addetti doganali, sta incrementando le infrastrutture di controllo alle frontiere e costruendo nuovi magazzini di stoccaggio a Calais, Cherbourg e all'ingresso del tunnel della Manica.
I Paesi Bassi hanno messo in programma l’ampliamento dell’organico con 900 nuovi funzionari doganali e 145 veterinari, per i controlli su prodotti alimentari, vegetali e animali.
Il Belgio sta per dare il via libera all'assunzione di 115 nuovi funzionari delle dogane, mentre investe in droni e scanner subacquei per la sorveglianza delle sue coste e del suo mare.
In Irlanda infine, il governo ha previsto l'impiego di un migliaio di agenti delle dogane in più per i controlli sanitari e fitosanitari e la certificazione delle esportazioni.
Tutto questo in attesa di vedere quali saranno gli eventuali effetti della Brexit sui collegamenti Eurostar con Parigi e Bruxelles.
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