Prendere decisioni in ferrovia non è probabilmente mai stato tanto complesso come in questo periodo.
È sufficiente scorrere le notizie delle ultime settimane per rendersi conto che ormai vale tutto e il contrario di tutto, in una ridda senza vincitori né vinti che rischia solo di non fare del bene al Sistema Paese del quale le infrastrutture sono una parte fondamentale.
Giusto per rinfrescare la memoria vediamo gli ultimi avvenimenti. Sono stati introdotti i nuovi treni bimodali Stadler tra Torino e Aosta, risolvendo il problema seccante per i pendolari della rottura di carico a Ivrea.
Quello che doveva essere un importante miglioramento non ha fatto nemmeno a tempo a essere raccontato che è stato affossato di critiche da parte di chi non ha avuto nemmeno la pazienza di capire che i treni non sono giocattoli e hanno inevitabilmente qualche difficoltà all'inizio dell'esercizio.
Poi è stata la volta dei Pop e dei Rock.
Finalmente Trenitalia si dota di rotabili moderni e all'avanguardia alla pari di quelli dei più evoluti paesi europei, ma anche qui non mancano critiche feroci dopo pochi giorni di esercizio, per mezzi considerati (non si sa bene su che base) insicuri e che ai primi giri di ruota hanno avuto qualche problema, come se non fosse scontato che questo accadesse.
Si lamenta inoltre il fatto che non risultino capienti pur essendo più ampi rispetto ai convogli che sono andati a sostituire, quasi lasciando intendere di rimpiangere, indirettamente, mezzi che fino a poco tempo prima non si vedeva l'ora di mandare al rottamatore.
L'aspetto grottesco di tutto questo discorso è anche che mentre in alcune regioni come l'Emilia Romagna questi nuovi treni vengono pesantemente criticati, in altre di pari "peso" come la Lombardia vengono osannati come futuri risolutori di tutta la mobilità regionale, cosa che porta inevitabilmente a pensare che una delle due teorie sia una "boiata" colossale.
E rimanendo ai regionali ci si mettono anche i Pendolari. Capita così che alcuni comitati non apprezzino convogli semi nuovi che comitati di altre regioni farebbero carte false per avere, in una specie di guerra tra poveri che non eleva la discussione ma partorisce solo insulti a mezzo social.
Il tragicomico non manca del resto nemmeno sulle Frecce. Chi viaggia su percorsi lunghi vorrebbe (giustamente, secondo noi), che esse facessero il minor numero di fermate possibili, ma il tutto si scontra con pendolari e politica locale che pretendono la fermata se l'abitato incrociato ha più di 10 abitanti. E anche qui comunque si procede, si sbaglia, secondo un principio che alla fine non accontenta nessuno.
Del resto non si riesce ad accontentare nessuno nemmeno per un semplice instradamento di un convoglio. Quella che era una buona idea, dirottare le Frecce dell'Adriatica in AV tra Bologna e Milano per far guadagnare tempo a chi le utilizzava su una distanza maggiore, è diventata una "iattura" da evitare a tutti i costi, per non scontentare le città intermedie che peraltro già beneficiano di altri collegamenti.
Insomma, l'impressione è che in questo periodo gestire le ferrovie equivalga a fare l'equilibrista, dovendo cercare di accontentare tutti pur non essendo ragionevolmente in grado di farlo.
Un gioco tanto noioso quanto pericoloso, nel quale inoltre la politica accede troppo spesso a gamba tesa e ancora più spesso senza avere cognizione di causa, solo per tirare acqua al proprio mulino.