Una lunga intervista quella rilasciata dall’Amministratore Delegato di FS Gianfranco Battisti a la Repubblica, che fornisce spunti interessanti a 360 gradi.

Da quanto si evince, infatti, Ferrovie dello Stato è impegnata a valutare la creazione del grande polo dei Trasporti, entrando nel capitale di Alitalia insieme ad un forte partner straniero. Tutto questo «non metterà a rischio gli investimenti di FS nei treni pendolari” si è affrettato a dichiarare Battisti.

Che il progetto di unire treni e aerei non sia folle sono le cifre a dirlo. Esso prevede di «integrare porti, aeroporti e stazioni con benefici per il sistema Italia con 140 milioni di nuovi arrivi turistici previsti in Europa al 2030, destagionalizzando l’offerta e ridistribuendo i flussi su destinazioni meno convenzionali».

Insomma, nuovi turisti, nuove destinazioni e non solo quelle abitudinali, se vogliamo qualcosa di già visto dalle compagnie aeree low cost, in un principio che peraltro sembra dare i suoi frutti.

Del resto l’interazione treni – aerei ha già preso forma con i collegamenti delle Frecce a Fiumicino, ma non è tutto. «Nell’arco di piano porteremo i collegamenti ferroviari in dieci nuovi aeroporti».

Nessuna paura per i pendolari, però. «Il progetto Alitalia non metterà certamente a rischio gli investimenti nel trasporto ferroviario. Dal punto di vista finanziario è un investimento che non compromette la sostenibilità».

Dalla sua parte Battisti ha le analisi elaborate dalle agenzie di rating che hanno studiato l’affidabilità economica delle Ferrovie. «S&P ci ha appena confermato il rating BBB e una valutazione stand alone BBB+ superiore a quello dell’Italia considerando l’investimento nella compagnia».

Notizie confortate dai conti dei bilanci. «I nostri conti vanno molto bene: chiuderemo il 2019 in forte crescita, con circa 600 milioni di utile, in progresso dell’8% e con un Ebitda in progresso di oltre 100 milioni rispetto allo scorso anno».

Del resto «gli investimenti sono cresciuti nel 2019 del 7%. In cinque anni investiremo 58 miliardi» e non solo al Nord. «Un terzo andrà al sud. Nell’ultimo biennio abbiamo mobilitato 16 miliardi di cui 7,5 nel 2018, due terzi dei quali dopo il mio insediamento. Nel 2019 saliremo a 8,4 miliardi, il 33% in più del 2017».

Battisti torna poi a parlare dei pendolari che si lamentano sempre della qualità dei treni. «Abbiamo anticipato 2,2 miliardi di spesa per materiale rotabile immettendo in esercizio 240 nuovi treni regionali entro il 2023 anziché  nel 2025 e abbiamo prenotato 89 treni regionali per i pendolari e 14 ad alta velocità in più rispetto ai programmi».

Ma i treni servono a relativamente poco, se non arrivano puntuali. Ma ancora una volta i numeri sembrano essere dalla parte di Battisti. «Sulla puntualità abbiamo recuperato rispetto al passato molti punti. Nel 2018 quella reale era al 50%, un dato inaccettabile. Ora facciamo 15 punti meglio sull’alta velocità dove siamo al 70%, 4 punti in più sul regionale, 4,9 su Intercity e 5 su cargo».

Le prossime sfide sono sulla digitalizzazione, sulla trasformazioni della società, sulle conseguenze del cambiamento climatico «che impatterà sulle nostre infrastrutture».

Un futuro che sembra roseo per le ferrovie italiane, con la speranza che non sia solo un bel sogno.

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